La premier Giorgia Meloni dopo essere volata negli Usa ad incontrare Biden, e su questo non possiamo avere nulla da obiettare, perché ovviamente il suo ruolo istituzionale glielo impone, è corsa però ad incontrare Henry Kissinger, l’ex Segretario di Stato americano.
Ed è qui che io voglio aprire una parentesi e porre alcune questioni alla vostra attenzione.
Henry Kissinger ormai ha oltre 100 anni di età, non ricopre più incarichi ufficiali in America.
C’è da chiedersi: perché una premier in carica vola negli Stati Uniti e, dopo aver incontrato il Presidente Usa, si affretta ad incontrare un personaggio che non ha più incarichi ufficiali?
La Meloni ha detto che è stato un privilegio e un onore dialogare con lui. Invece Kissinger ha detto che la premiere Meloni, dal canto suo, è una delle menti più lucide, “un punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia“.
Se anche la Meloni avesse potuto mantenere la sua di lucidità, si sarebbe quanto meno ricordata che Henry Kissinger è anche l’uomo che minacciò Aldo Moro, poco prima che quest’ultimo fu ucciso.
Kissinger è quello dell’operazione “Condor” in Sud America, fiancheggiatore del dittatore Videla in Argentina, per il quale boicottò addirittura gli sforzi di Carter di fermare i massacri. E’ tra i responsabili del golpe di Pinochet in Cile ai danni di Allende.
Ma se anche volessimo restare soltanto in Italia, oltre al caso Moro, la Meloni dovrebbe ricordare che Kissinger è stato il deus ex machina dell’operazione “Gladio” in Italia, quella controversa operazione clandestina della Cia.
E’ stato fiancheggiatore di Licio Gelli, con il quale era proprio in Argentina ai Mondiali del ’78 sugli spalti insieme a Videla.
I “Kissinger Cables” lo vedono come uno dei protagonisti dietro molti fatti che riguardano la strategia della tensione in Italia.
Allora mi chiedo: perché incontrare un personaggio così controverso, un personaggio che è dietro le principali trame oscure in in Italia? Perché incontrare un personaggio del genere che non ricopre più un ruolo ufficiale?
La risposta è molto semplice: questo incontro altro non è che il simbolo della sudditanza del nostro Paese ai diktat di quel cartello americano che opera indisturbato in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi.
Quel cartello che io ho approfondito e trattato nella mia ultima inchiesta “Il cartello finanziario” accendendo un riflettore proprio sul ruolo di Harry Kissinger.
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