Roma, con i suoi circa 50mila ettari coltivati si classifica al primo posto tra i comuni agricoli più grandi d’Europa. Un vanto questo per la capitale che dovrebbe essere incluso nel branding della capitale da esportare in Italia e all’estero.
I cittadini romani avrebbero la possibilità di vivere una realtà rurale come la si viveva in tempi antichi, se solo ci fossero politiche atte allo sviluppo delle attività agricole ed enogastronomiche da connaturare ad un programma per la città.
Questo è la vera essenza di Roma: una società agricola che si trasforma in una società di guerrieri in grado di colonizzare il mondo. L’ager publicus e i terreni fertili di cui disponeva e tutt’ora dispone la capitale venivano valorizzati al massimo. I cittadini, ai tempi dei Gracchi, lottarono contro i latifondi che appartenevano all’aristocrazia a favore di una equa distribuzione dei terreni agricoli che potesse permettere alle famiglie di sfamarsi.
“La questione drammaticamente attuale è che le politiche amministrative di Roma ignorano completamente e svalutano ogni forma di attenzione nei confronti dell’agricoltura” ci spiega il prof Michetti “e questo è un simbolo di una mancanza culturale alla base.” Educare i giovani al contesto rurale e alla natura potrebbe essere una soluzione per migliorare una situazione alla deriva, l’azzeramento della cultura locale in una città come Roma creerebbe danni irreparabili per le generazioni che verranno.
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