Partiamo dalla questione di Prigozhin: cui prodest? A chi giova la sua scomparsa, la sua morte nell’attentato dell’altra sera con l’esplosione del volo su cui viaggiava da San Pietroburgo diretto a Mosca? La sentenza è arrivata dal quotidiano Repubblica che, prima ancora che i rottami del velivolo toccassero il suolo, aveva già dato la sua: è tutta colpa di Putin ovviamente.
Putin si sarebbe vendicato della marcia su Mosca che Prigozhin avrebbe provato ad effettuare esattamente due mesi prima dell’attentato.
E’ la versione supportata un po’ da tutto l’apparato mediatico e anche, ovviamente, la più immediata.
Ma secondo me è anche quella più lontana dalla realtà.
Non credo nella maniera più assoluta che Putin avesse interesse a fare un gesto del genere, soprattutto con quelle modalità.
Se Putin avesse voluto dare una lezione a Prigozhin per dimostrare al mondo che nessuno deve mettersi contro di lui, così come scrivono i media italiani, lo avrebbe fatto, a mio avviso, durante la cosiddetta “marcia su Mosca“.
Avrebbe bloccato quella marcia, così come ha fatto, e avrebbe preso Prigozhin, lo avrebbe probabilmente arrestato o per alto tradimento, o per tentato golpe. Sappiamo che Prigozhin è andato in Bielorussia, quindi nulla di più semplice per Putin, attraverso il suo amico Lukashenko, poter arrivare al capo della Wagner. E avrebbe dato così un segnale al mondo, un segnale chiaro, un segnale netto.
Una marcia contro Mosca, intercettata da Putin, che puniva pubblicamente il suo principale protagonista.
Questa sarebbe stata, secondo me, la strada che Putin avrebbe eseguito, qualora avesse voluto pubblicamente punire Prigozhin.
Non certo quello di farlo esplodere in volo su Mosca, non certo quello di farlo esplodere insieme al numero due della Wagner.
Anche perché non dimentichiamo che la Wagner è al servizio della Russia su diversi teatri, dalla Libia all’Africa, e ancora in Ucraina.
Togliere di mezzo i due generali principali della Wagner è veramente come la moglie che non lascia il marito ma per punirlo gli taglia i cosiddetti. Sembra un po’ una posizione da non prendere assolutamente in considerazione.
Quanti invece avevano interessi reali nella fine di Prigozhin?
Allora, innanzitutto Prigozhin ultimamente aveva lanciato un video proprio recentissimo dall’Africa in cui lui diceva due cose.
La prima è che stavano facendo vedere l’inferno a quelli dell’Isis e di Al Qaida, quindi altri possibili nemici giurati di Prigozhin, altri nemici che però, a mio avviso, non sono dietro questo attentato. Perché di sicuro Prigozhin era nel loro mirino, ma non avrebbero potuto fare un attentato con quello specifico attentato dell’esplosione in volo. Invece i servizi occidentali, soprattutto francesi, avevano sicuramente messo Prigozhin nel mirino per quello che stava facendo in Africa contro gli interessi occidentali, ma soprattutto contro gli interessi dei francesi e soprattutto in Niger.
Non dimentichiamo che è in programma da parte del fronte occidentale quello di ripristinare la situazione in Niger, dove sapete c’è stato un colpo di stato militare. E Prigozhin aveva dichiarato chiaramente che avrebbe con la Wagner sostenuto e protetto i cosiddetti “golpisti”, che poi qualcuno li può chiamare “liberatori”, tutto dipende poi dal punto di vista.
Comunque la Wagner aveva dichiarato che si sarebbe schierata, secondo le parole di Prigozhin, al fianco dell’attuale governo militare del Niger, qualora fosse arrivato un attacco esterno. Dunque è ovvio che questo creava un grosso problema al fronte occidentale, soprattutto francese, che vorrebbe ripristinare la situazione in Niger.
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