Dott. Donzelli tuona sugli effetti avversi in aula ▷ “Dati spostati gonfiando i morti tra i non vaccinati”

L’unico paese al mondo che pubblica i dati di mortalità totale per stato vaccinale è l’Inghilterra. Già, sembra incredibile, ma succede solo lì, pur poi non commentando i dati in maniera coerente.
A farlo ci ha pensato il Dottor Alberto Donzelli, della Commissione Medico Scientifica Indipendente, questo perché a distanza di tre anni dall’inizio della pandemia, possiamo paragonare alcuni dati inglesi tra vaccinati e non sia riguardo la mortalità che riguardo le infezioni. Mortalità da cosa esattamente?
Esatto, questo è il primo problema. Perché se pensate alla risposta “mortalità da Covid” la vostra buona fede vi gioca un brutto scherzo. Ve lo gioca dal momento in cui l’ISS considera “non vaccinato” anche il soggetto con 1a dose da meno di 14 giorni. Se costui morisse in quel periodo, la sua morte sarebbe sottratta al gruppo dei vaccinati e graverebbe su quello dei non vaccinati, classificando una morte da Covid un decesso che invece può essere causato da altri fattori, come un effetto avverso.

In Inghilterra però la trasparenza dei dati sulle inoculazioni consente di tirare una somma molto interessante. Certo, per il prof. Donzelli l’UK Security Agency non offre spiegazioni credibili quando sotto le conclusioni ripete per ogni tabella che “Per stimare l’efficacia pratica dei vaccini contro l’infezione non si dovrebbe usare il confronto tra i rapporti di casi positivi all’infezione tra vaccinati e non vaccinati. L’efficacia è stata stimata in modo formale tramite fonti diverse …”.

Questo perché «Il “piatto forte” di queste fonti diverse – scrive Donzelli – sarebbero quattro studi di coorte, che l’UK Agency ripropone. Peccato che questi abbiano un follow-up che spazia tra 1,5 e 2,5 mesi, periodo della “luna di miele” con il vaccino, in cui anche la protezione dall’infezione risulta massima. Ciò vale anche per una recentissima ricerca randomizzata controllata (RCT) su efficacia e sicurezza della 3a dose con sponsor Pfizer, con follow-up mediano di 2,5 mesi».
In sostanza gli studi che ogni volta citano prendono in esame solamente i giorni in cui l’efficacia del vaccino è massimo, ma è solo un terzo del tempo che dovrebbe essere considerato.

Ma tornando ai dati sulla mortalità, cos’è che non convince?

Molti paesi hanno teorizzato o praticato (Australia, Inghilterra) un sistematico spostamento degli esiti delle inoculazioni vaccinali nei 14 (o 21) giorni successivi a ogni iniezione, trasferiti sullo stato vaccinale precedente. Cioè si è messo a carico dei non vaccinati quanto accade nei 14 giorni dopo il 1° inoculo, e rispettivamente a carico dei soggetti mono, bi o tridosati ciò che accade nei 14 giorni dopo il 2°, 3°, 4° inoculo…). Questo causa un’illusione statistica che può mostrare un’efficacia vaccinale fittizia anche con somministrazione di un vaccino inerte, o persino di un vaccino con efficacia negativa.
Lo ha spiegato il Dott. Alberto Donzelli nella Conferenza organizzata alla camera da Democrazia Sovrana e Popolare.