Ferragni VS Giambruno: raccomandarsi di non abusare di sostanze non vuol dire incolpare la vittima

“Stranamente è sempre la donna a essere vittimizzata, victim blaming allo stato puro. Il nostro problema non sono i lupi ma le persone come voi”, in accordo o meno, l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni ha sempre avuto la capacità di attirare su di sé l’attenzione e non è mancata la sua opinione in riferimento ad alcune affermazioni fatte dal giornalista televisivo, nonché compagno del Premier Giorgia Meloni, Andrea Giambruno sulla tragedia dello stupro di Palermo. Ricordiamole: “se tu vai a ballare e hai tutto il diritto di ubriacarti, certamente questo è assodato,però se eviti di ubriacarti, di perdere i sensi magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi”.

Cosa c’è di sbagliato nel dire di non ubriacarsi fino all’incoscienza perché senno ci si potrebbe trovare in situazioni spiacevoli? Non ha detto ‘è colpa vostra che vi ubriacate’ ma solo di stare attenti perché ‘il lupo’, colpevole, c’è. I lupi ci sono. Chiara Ferragni commercializza il suo corpo, la sua fisicità e ha tutto il diritto di farlo ma una volta che hai alimentato una società basata sul consumo (vita compresa) non bisogna stupirsi se alla lunga succedono cose di questo tipo in cui, appunto, il corpo delle altre persone diviene oggetto di potere. Ci sono sempre stati stupri, omicidi e di questo non vi è alcun dubbio ma è anche questa cultura in cui viviamo oggi che è diffusa e alimenta questo tipo di violenza.

Non è colpa della stessa Ferragni, ci mancherebbe, ma sentire che una persona non può esprimere il proprio disappunto su un fattore come l’alcool, è lì che nasce rabbia e ‘odio’. E, da qui, l ‘odio’ diventa ‘nemico della politica’, dove Gianni Riotta ne fa un uso spropositato nel suo articolo di oggi su Repubblica, tentando di fare un unicum di giudizi su Giambruno, Vannacci ecc e tutto in un unico calderone pubblicando la parola ‘odio’ di continuo che alimenta, anche lui e di conseguenza, questa violenza anche nel dialogare e discutere.

A questo punto dovremmo citare le giovani Pamela Mastropietro e Desiré Mariottini, due ragazze che come scrisse qualcuno ‘si erano messe in pericolo, drogate’ e in quel caso nell’argomentazione, dopo che sono state massacrate, si poteva utilizzare il fattore droga e/o alcool. In questo caso invece, raccomandarsi in modo garbato di non fare uso di sostanze stupefacenti non va bene. La droga ha contribuito, a prescindere, a far ritrovare queste ragazze in condizioni di pericolo ma non come sinonimo colpa, solo come vittime della stessa. Bisogna fare i conti con le debolezze umane e dire che alcune sostanze fanno male, alcool compreso, e non bisogna abusarne perché si rischia di ritrovarsi in situazioni di pericolo e dire questo non vuol dire fare victim blaming, come ha dichiarato Chiara Ferragni. C’è una cultura da modificare, del rispetto del corpo da entrambe le parti. E questo non dovrebbe essere messo in discussione.