Fa indubbiamente assai discutere la scelta del Giappone di riversare nell’oceano le acque contaminate di Fukushima. Fukushima come sappiamo è stata la sede della più grande tragedia nucleare dopo Cernobyl. Ebbene, quella del Giappone figura a tutti gli effetti come una operazione a tratti preoccupante, senz’altro discutibile. Un’operazione che certo avviene sotto il controllo degli esperti e che, così ci garantiscono, dovrebbe avere un impatto assai limitato sulla contaminazione dei mari. Ma ne siamo davvero certi? Possiamo davvero fidarci degli esperti che dicono queste cose? Sono esperti di una comunità internazionale, come usa dire? O sono esperti che fanno parte di una comunità che ha interessi da difendere anche in questo ambito?
La Cina, per esempio, ha da subito protestato vibratamente contro questa decisione nipponica e ha sostenuto che l’impatto sull’ambiente dell’operazione non è affatto senza conseguenze. Al contrario, a giudizio della Cina, si tratta di una scelta tragica con conseguenze indicibili, palesemente esiziali. Alleato fedelissimo del Giappone che figura esso stesso come una colonia dell’Occidente a trazione atlantista, e anzi potremmo dire che, pur essendo l’Estremo Oriente, il Giappone è paradossalmente l’Estremo Occidente per quel che riguarda l’adesione al modello atlantista. Ebbene, alleato del Giappone, l’Occidente a guida atlantista non sembra prestare troppa attenzione alla vicenda. Attento così, com’è così almeno in Italia, a bloccare le auto diesel non al passo con i nuovi parametri.
Il che ci rivela una volta di più, se ancora ve ne fosse bisogno, la follia dell’ambientalismo neoliberale e della green economy, che con il pretesto della difesa ambientale costringe tutti a cambiare auto e poi ben poco ha da dire contro lo scarico in mare delle acque di Fukushima. Sì, proprio così. Per gli araldi del pensiero unico climaticamente corretto, per i pedagoghi della globalizzazione neoliberale ultraatlantista, normalissimo è scaricare le acque di Fukushima in mare, magari ci diranno anzi che è un’operazione benefica. Laddove invece i colpevoli dei disastri ambientali siete voi che utilizzate l’auto tutti i giorni per andare al lavoro. Con ciò appare oltretutto evidente, una volta di più, come il vero obiettivo della cosiddetta Green Economy non sia l’ambiente, che viene utilizzato solo ideologicamente come pretesto. Il vero obiettivo è il profitto verde del capitale, quello che usa la questione ambientale come alibi per poter imporre nuove misure del profitto, fonti rinnovabili di business, come mi piace definirle. Ebbene, ancora una volta l’Occidente ha messo a nudo se stesso, è lo striptease dell’umanesimo occidentale, per dirla con Jean Paul Sartre. Proprio così, la vicenda di Fukushima deve essere letta a nostro giudizio, secondo questa chiave ermeneutica.
RADIOATTIVITÀ Con Diego Fusaro