Non credo che i cittadini italiani proprietari di case abbiano le risorse economiche in termini di risparmi privati per adeguarle alle nuove normative attese sulle ristrutturazioni degli edifici che dovranno ridurre impatti ambientali e fare uso di energie rinnovabili. Posso almeno affermare, a proposito di analisi di rischi, che interi borghi italiani, per non dire la quasi totalità dei piccoli comuni come dei grandi centri urbani, saranno costretti a svendere le piccole proprietà immobiliari tradizionale obiettivo di risparmio del nostro Paese a investitori speculativi esteri in grado di ottemperare finanziariamente alle nuove normative ambientali europee. Vorremmo sapere se il mondo politico italiano e le autorità abbiano pensato di fare almeno un’analisi strategica di rischio di passaggio del ruolo da proprietari ad affittuari, se abbiano chiesto a quest’ultimi se sono d’accordo.
L’idea che si sta profilando è che cento grandi aziende al mondo, le più grandi, quelle enormi, potete bene immaginare quali sono, andranno a decidere al posto del mondo della politica. Ecco, questo scenario, cioè che cento grandi imprese definiscano che cos’è l’ambiente, definiscano che cos’è la società, al di fuori del circuito politico, io lo trovo non soltanto aberrante, ma lo trovo pericolosissimo. Lo trovo ritornare indietro di 3.000 anni, al tempo degli assiro-babilonesi, cioè vorrebbero che noi ritornassimo indietro a parlare di un mondo nel quale c’erano già le multinazionali. Erano enormi i granai, naturalmente, da qui il termine grano per indicare la moneta, perché veniva accumulata la ricchezza nei granai, poi dopo sono arrivati i templi e via discorrendo. Oggi vorremmo tornare indietro di migliaia di anni, dimenticando il valore della democrazia, le migliaia di anni che ci abbiamo messo per ottenerla e il fiume di sangue che è stato versato. E tutto questo ce lo spacciano come grande innovazione per la visione di ambiente e di società.