E adesso il ministro del governo della destra bluette neoliberale Tajani propone disinvoltamente la privatizzazione dei porti.
Proprio così, la privatizzazione dei porti, come se fosse la cosa più ovvia e più normale del mondo. Tajani ha detto che il governo ha
bisogno di fare cassa e dunque a estremi mali bisogna far fronte con estremi rimedi.
Si tratterebbe, se mai dovesse avvenire, di un ulteriore tassello nell’esiziale processo di privatizzazione integrale del mondo della vita e ciò
secondo quel paradigma americano che ormai sta letteralmente colonizzando e conquistando anche il continente europeo.
L’Unione Europea stessa, come più volte abbiamo sottolineato, lungi dal contrastare i processi della globalizzazione neoliberale e ciò che più li ha favoriti nel vecchio continente. La cosa massimamente sorprendente è che la proposta di Tajani provenga con tutta evidenza da un
governo, quello di Giorgia Meloni, che ancora ha il coraggio dopo tutto di definirsi, non si sa con quale coraggio, patriota e sovranista.
In realtà si tratta, in maniera inconfutabile, di un governo palesemente nemico dell’interesse nazionale e altresì palesemente cultore
dell’interesse globalista del capitale no border e della grande finanza del padronato cosmopolitico. Un governo che all’Italia preferisce
l’Unione Europea, alla pace preferisce l’imperialismo a stelle e strisce, al bene comune preferisce la logica illogica della privatizzazione
integrale, financo dei porti, secondo l’eventualità sbandierata dal ministro Tajani. Detto altrimenti, si tratta di un governo che, al di là degli altisonanti proclami ideologici puntualmente disattesi, si presenta a tutti gli effetti come la continuazione peggiorativa, se mai è possibile, del governo dell’euroinomane di Bruxelles, Mario Draghi.
Di questo passo, il governo di Giorgia Meloni potrebbe presto arrivare a privatizzare l’intero mondo della vita, financo l’aria che respiriamo.
Sulla questione della privatizzazione dei porti, per una volta tanto si è risvegliata, dulcis in fundo, anche la CGL, che dopo un lungo torporio,se preferite dopo un lungo letargo, è tornata a parlare del tema del lavoro. E lo ha fatto ponendosi, a ragion veduta in questo caso, alla
proposta sciagurata del governo di Giorgia Meloni relativa alla discussa idea della privatizzazione dei porti.
Meglio tardi che mai, verrebbe spontaneo commentare, ma poco cambia in realtà rispetto alle tendenze esiziali che stanno investendo il
nostro paese e che, poco importa se vi sia la destra blu etnoliberale o la sinistra fucsia neoliberale, sono ugualmente all’insegna della
privatizzazione integrale del mondo della vita nell’accezione prima richiamata. Sarebbe più che mai necessario oggi difendere l’interesse nazionale e procedere nella direzione opposta rispetto alle privatizzazioni. Bisognerebbe semmai nazionalizzare gli assetti fondamentali dell’economia nazionale.
Ma è esattamente ciò che non fanno i governi neoliberali, poco importa se di destra o di sinistra.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro