Dal recente caso che ha coinvolto il generale Vannacci in uno “scandalo” omofobia per alcune frasi all’interno del suo libro, fuoriescono tematiche ben diverse e ben più rilevanti. Sì, perché quello che emerge dalla storia del generale che ha prestato servizio in Iraq e in Kosovo, concerne armi ad uranio impoverito. Abbiamo infatti già riassunto la diatriba tra Vannacci e Cavo Dragone, attuale capo di Stato Maggiore.
Il generale oggi al centro dei media, aveva denunciato mancanze in fatto di protezione e prevenzione. L’uranio impoverito è dannoso e può portare all’insorgenza di tumori nei militari, che troppo spesso ne hanno a che fare.
Una denuncia che, a quanto raccontava anche il Fatto Quotidiano, sarebbe rimasta inascoltata e anzi avversata.
Oggi però la questione sulle armi ritorna in auge con la guerra in Ucraina.
E, a proposito di uranio, riportava Ansa nel marzo scorso l’invio di munizioni ad uranio impoverito da parte del Regno Unito nei confronti delle legioni di Zelensky. Nel 2001, ricorda Francesco Borgonovo in diretta, la stessa Carla Del Ponte, ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale, definì l’utilizzo dell’uranio impoverito da parte della NATO “un crimine di guerra“. Con simili parole Del Ponte definisce Putin.
Fulvio Scaglione, giornalista di Limes, parla così sulle denunce di Vannacci: “Sull’uso delle munizioni ad uranio impoverito nelle guerre dei Balcani è chiarissimo che c’è stata nel corso degli anni la tendenza a sottostimare il problema, la tendenza a soffocarlo.
Questo perché i casi di militari malati non sono pochi e non sono assolutamente trascurabili.
Però si è semplicemente deciso di non parlarne perché le implicazioni politiche sono evidentemente molto importanti.
Lo sono anche alla luce del fatto che in molti paesi le munizioni a uranio impoverito continuano ad essere usate ed inviate.
Ma non sono munizioni come le altre“.
Ascolta l’intervento integrale a Punto & Accapo.
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