Il caso Vannacci è destinato a scrivere ormai una pagina di storia del Paese, ma non per i motivi già noti.
Ad accaparrarsi in maniera assolutamente completa la scena sono state le presunte frasi “omofobe” nel libro “Il mondo al contrario”.
Ma quello che gira attorno al generale Roberto Vannacci pare essere ben più grande delle polemiche che in questi giorni imperversano ovunque. A sganciare la bomba sono stati già l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e Marco Rizzo, presidente onorario del PCI: secondo le loro ipotesi il generale Vannacci sarebbe stato destituito dall’incarico (poi lo stesso ha invece precisato di esser stato solo avvicendato), per alcune denunce da lui avanzate sull’uranio impoverito. Di cosa si tratta? Francesco Borgonovo ha chiesto spiegazioni a Maurizio Castagna, autore del libro “Uranio Impoverito – La verità negata”.
L’ipotesi di Rizzo è stata già bollata dai principali “professionisti dell’informazione” come “teoria del complotto”.
“Vannacci – spiega Castagna – continuamente si è pronunciato in favore dei propri militari, mettendo in evidenza che il teatro operativo europeo era un teatro predisponente a malattie anche gravi, tumori, causati proprio dall’uranio impoverito. Si usarono 400 tonnellate di proiettili ad uranio impoverito sul territorio. Una cosa inimmaginabile. Lui si era accorto che questo poteva creare problemi gravissimi ai propri militari. Così si è esposto“.
Castagna spiega come Vannacci, in occasione del servizio prestato in Iraq dal 2017, avrebbe chiesto molteplici volte di intervenire, facendo anche un esposto “contro il capo di Stato Maggiore”. L’allarme del generale Vannacci lo riportava ai tempi il Fatto Quotidiano.
Nell’articolo del Fatto, si spiega come Vannacci avrebbe ricevuto documenti “incredibili” dallo staff di Giuseppe Cavo Dragone, allora a capo del Comando operativo interforze (Coi), che avrebbe negato i pericoli citati da Vannacci. Quest’ultimo lo avrebbe allora accusato di aver mentito di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.
Oggi, Giuseppe Cavo Dragone è capo di Stato Maggiore, nominato nel 2021 dal governo Draghi, dopo esserlo stato anche della Marina.
“E’ chiaro che c’è una ritorsione – spiega Castagna – perché Cavo Dragone è sicuramente la persona che più di tutte ha contestato l’operato di Vannacci“.
Ascolta l’intervista integrale a Punto & Accapo.