Big Pharma ha una strategia ben precisa per vendere, come tutte le aziende?
Davvero la salute è sempre al primo posto? Davvero ai piani alti si resiste così tanto alla tentazione del denaro, e quindi di potere?
Il servizio del giornalista Silvestro Montanaro, “Inventori di malattie”, andato in onda sulla Rai nel 2005, è molto chiaro su questo.
Le case farmaceutiche, stando a quanto racconta il documentario con al seguito una raccolta di esperti del mondo Big Pharma, non sarebbero così forti da resistere a tentazioni come il business. Ma fare business sulla salute è lecito?
Silvio Garattini, oncologo e ricercatore, racconta nel video che riproponiamo di un caso specifico che riguarda il colesterolo e conseguente farmaco, venduto però per prevenire l’infarto.
“L’ipercolesterolemia è diventata una delle principali paure per la salute di milioni di persone – spiega la voce narrante nel servizio – le quali, spaventate dal rischio di infarto, si sono riversate in farmacia facendo diventare il Lipitor, con vendite per 10 miliardi di dollari l’anno, il farmaco con obbligo di ricetta medica più venduto di tutti i tempi. Peccato che il colesterolo alto centri pochissimo con il rischio di infarto che tutti temono“. Come è stato possibile? Stando agli esperti intervistati, quelli che possono essere considerati i “livelli di normalità” di una specifica malattia. Silvio Garattini in primis spiega: “Una delle strategie è quella di mirare ad aumentare i consumi giocando su quelli che si considerano i livelli di normalità. Una volta la colesterolemia normale era considerata 240, poi è diventata 220, poi è diventata 200 e adesso si dice bisogna avere il colesterolo più basso possibile“.
“Nonostante tutto questo sia un crimine, Big Pharma non rischia nulla“, commenta Fabio Duranti.
“Wall Street non si accontenta. Tu devi continuare a fatturare l’anno dopo molto di più: vogliamo affidare a questa gente la nostra salute?“
Il dottor Andrea Stramezzi spiega che: “I grandi fondi di investimento, i primi tre americani, gestiscono 25 mila miliardi di dollari all’anno, vale a dire 12 volte e mezzo il PIL dell’Italia. Quindi se uno di questi tre CEO avesse chiamato Mario Draghi, dicendogli di mettere l’obbligo vaccinale per il Covid, e Mario Draghi gli avesse osato dire di no, quel CEO avrebbe potuto rispondere: ‘Io allora in 48 ore distruggo l’economia italiana‘”.