E adesso spunta, senza che ve ne fosse alcun bisogno, una nuova moda interna alla neochiesa liberal progressista e post cristiana, la quale diventa sempre più indistinguibile ogni giorno che passa dalla civiltà dei consumi a nichilismo integrale e ad alienazione completa. Apprendiamo su Il Messaggero di questa nuova moda che consiste nel dire messa in abito leopardato.
È una moda lanciata da un prete che pare spopoli su TikTok e il quale sostiene di utilizzare questa nuova moda del dire messa in abito leopardato per attirare fedeli tramite uno dei social network più famosi e più utilizzati dalla fascia giovanile della popolazione.
Si tratta, all’apparenza, di una pratica decisamente trasgressiva rispetto ai canoni della Chiesa, ma perfettamente allineata, come sappiamo, all’ordine liberal progressista che, di fatto, fa della trasgressione permanente di tutti i limiti, i tabù e le morali, il proprio ubi consistam. Questo prete che spopola su TikTok e fa ampio uso dei social network, dice di aver agito a fine di bene, cioè per attirare nuovi cristiani verso la Chiesa.
Come sappiamo però il tentativo della Chiesa di aprirsi al mondo, fin dal concilio Vaticano II, non ha prodotto gli effetti sperati.
Non ha cioè portato nuovi fedeli alla Chiesa, ma ha, per converso, condotto questa a dissolversi nel mondo stesso.
Non lo ha conquistato, ma se ne è lasciata conquistare. Detto altrimenti, quanto più la Chiesa si apre e si è aperta al mondo, tanto più si perde e si è persa nel mondo.
Ho chiamato questo processo “evaporazione del cristianesimo“.
Con questa formula alludo alla dissoluzione del cristianesimo mediante la sua illimitata apertura a un mondo che non lo vuole più.
Un mondo che anzi sempre più palesemente si fonda sulla messa in congedo di ogni trascendenza e di ogni sacertà, di ogni spirito del sacro e dell’eterno.
Insomma, a ben vedere, questo episodio deve essere letto come uno dei tanti interni al processo di evaporazione del cristianesimo. L’episodio del prete filippino che dice messa in abito leopardato non è poi diverso, nella sua logica fondamentale, da quello del prete che entra a dire messa sul monopattino, o di quello del suo collega che impartisce le benedizioni con la pistola d’acqua.
Tutte storie autentiche che, per un verso, rivelano come la Chiesa stia sempre più diventando un fenomeno tragico ma non serio.
E per un altro verso ci suggeriscono come è sempre più difficile stia diventando distinguere tra il buon consumatore e il buon cristiano.
Lo spirito di opposizione al mondo tipico della Chiesa e del cristianesimo, che rivendicavano le superiori ragioni del sacro e della trascendenza, sembra oggi venir meno. La Chiesa non è più Chiesa, ma diventa, soprattutto sotto la guida di Bergoglio, neochiesa liquida e liberal progressista portatrice di una fede low cost e di una dogmatica sempre più smart e fluida che di fatto rende, lo ripeto, indistinguibile il buon cristiano dal buon consumatore. Quasi come se per la neochiesa di Bergoglio essere un buon cristiano non volesse dire in fondo altro se non aderire completamente al ritmo della globalizzazione neoliberale liquida e nichilista.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro