Frajese tuona sulla sentenza USA anti-censura ▷ “Un risultato che ha un duplice risvolto”

In America ecco che qualcosa di serio si smuove sul fronte Covid e censura sul web.
E’ di una sentenza della Corte che stiamo raccontando e di cui abbiamo già parlato. Di mezzo c’è la Great Barrington Declaration, la dichiarazione scientifica firmata da numerosi scienziati che sostenevano le avversate e diverse visioni su come affrontare la pandemia di Covid, soprattutto per quel che riguardava la sicurezza degli individui più fragili.
Tesi che venivano riportate anche sui social media. Tesi che poi vennero ostacolate, con l’algoritmo che diminuiva non di poco l’espansione del post/tweet, fino ad arrivare alla chiusura della pagina Great Barrington.
La questione viene però presa in mano dalle autorità competenti il 4 luglio, data simbolica.

Il procuratore distrettuale denuncia una violazione del primo emendamento da Biden, a Anthony Fauci: l’emendamento forse più caro agli statunitensi, quello della libertà di espressione. Va a finire così: il giudice decide che i rapporti formali tra i funzionari chiamati in causa, tra cui la Casa Bianca stessa, e le piattaforme social vanno limitati.
Giovanni Frajese, endocrinologo, commenta in diretta la sentenza.
La Great Barrington Declaration l’ho firmata anche io, nella mia umiltà, perché era l’unica cosa che al momento si poteva fare a livello internazionale. E per fortuna che comunque hanno avuto il coraggio di portarla avanti e di ottenere intanto questo risultato.
Un risultato che ha un duplice risvolto
“.

Il primo risvolto è che in America comunque, evidentemente, c’è ancora una parte della società che è disposta a lottare per i valori nei quali la stessa nazione in qualche maniera è stata fondata e quindi la battaglia è in corso.
Di contro abbiamo la posizione europea che è quella di un dominio totale di tipo tecnico che viene da Bruxelles.
Noi abbiamo avuto esattamente il contrario in tutta Europa.
Abbiamo avuto la legittimazione di quello che è stato fatto, ed è un segnale secondo me estremamente preoccupante, soprattutto perché la gente ancora una volta non riesce a essere informat
a”.

La narrazione continua in Italia e in Europa?
Con la prossima entrata in vigore del Digital Act europeo che interviene anche sulla privacy su internet, c’è da fare qualche considerazione.
Da noi la narrazione non si è mai interrotta“. Ma la differenza fondamentale che Frajese individua con gli Stati Uniti è che “all’inizio della storia le persone potevano essere giustificate dal fatto di non essere informate. Ma oggi dopo due anni di pubblicazioni scientifiche, con i dati sull’eccesso di mortalità, con i dati sul calo di natalità, con i dati ancora mancanti della biodistribuzione del farmaco nell’essere umano…è tutta roba che verrà chiaramente, ampiamente censurata“.