Scopritore di talenti e veterano del mondo del calcio. Non è un segreto che il direttore sportivo del Frosinone sia un fine conoscitore della materia, quando parla di Serie A. Anche perché di questa Serie A Guido Angelozzi ne ha vista nascere una discreta fetta sotto uno sguardo sempre attento ai talenti più sopraffini.
L’intervista di Daniele Matera e Enrico Camelio.
Al momento il Frosinone è la squadra che nel Lazio ha totalizzato più punti, anche sopra alla Roma e alla Lazio…
Sinceramente non me l’aspettavo perché la squadra è stata costruita non dall’inizio, ma è stata costruita piano piano, insomma, sono arrivati i giocatori l’ultima settimana, dopo che già avevamo fatto due partite. Devo dire che il nostro allenatore è stato molto bravo dall’inizio anche senza giocatori a dare la giusta mentalità a questa squadra.
L’obiettivo non dichiarato è quello di arrivare sopra Roma e Lazio?
Sorrido perché Lazio e Roma sono squadre fortissime. Il mio augurio è quello di trovarmi a fine campionato e essere quartultimo, questo è il mio augurio. Noi vediamo i grandi club dal basso, però essendo una piccola realtà cerchiamo di di metterci tanto impegno, tanto lavoro per cerchiamo di ottenere la salvezza.
Però dalle grandi squadre sono arrivati dei giocatori, segno che comunque il Frosinone ha anche grande considerazione da parte dei grandi club…
Sì, ha tanta considerazione dei grandi club perché negli ultimi anni abbiamo cercato di fare un calcio propositivo, un calcio sostenibile, un calcio dove la prima cosa è avere dei giovani da valorizzare. I grandi club magari sanno che se mandano qualche giocatore da noi siamo in grado di curarli bene, di prepararli per fare il salto di qualità, non solo la Juve e il Real Madrid. Abbiamo preso dei giocatori dall’Atalanta, dal Sassuolo e dei giocatori del Bayern di Monaco.
Abbiamo due ragazzi, uno di proprietà nostra, Marvin Cuni e l’altro è un diritto di riscatto – Arijon Ibrahimović – per cui sinceramente siamo orgogliosi che queste società ci danno questa credibilità.
Lei che fa mercato, si dice che Walter Sabatini impieghi tre minuti per notare un giovane valido, mentre tanti direttori prima vanno sulle statistiche: lei fa un mix? Che percentuale vede tra istinto e computer?
Quando vedo un giocatore mi confronto con i miei scout. Io ho lavorato assieme a Walter, lo stimo molto, c’è una grande amicizia, abbiamo lavorato a Perugia insieme ed è un intenditore di calcio come pochi. Lui ha molto istinto, io sono uno non dico come Walter, però mi piace il mio istinto.
Quando vedo un giocatore subito lo vado a prendere. Le statistiche le vedo poco. A quello pensano i miei collaboratori.
Quindi ti ispiri un po’ a Walter?
Sì, è un modello. Io sono della vecchia guardia perché ho 68 anni ed è tanto tempo che faccio questo lavoro, Walter ha qualche anno più di me, ma io ispiro anche a un direttore che mi è sempre piaciuto come Ariedo Braida, che ha 75 anni e tuttora sta nel calcio. Certe volte mi confido molto con lui, mi confronto, lui mi piace molto
Come nasce l’idea di portare a Frosinone Eusebio Di Francesco?
La scelta è caduta lì perché noi prima avevamo Fabio Grosso, che ringrazierò sempre perché in due anni e mezzo ci ha fatto vivere questo sogno, ma quando è andato via subito mi è venuto in mente Eusebio perché è un allenatore propositivo che cerca sempre di affrontare le partite con coraggio, con organizzazione.
Poi io ho lavorato con lui quando siamo andati col Sassuolo in Europa League, l’ho avuto pure come giocatore a Perugia con Walter Sabatini. C’è un rapporto sì di amicizia e stima, ma principalmente per me è un allenatore che veramente non c’entra niente con il Frosinone, lo dico col massimo rispetto per il Frosinone che non finisco di ringraziare.
Le imprese che ha fatto a Roma e Sassuolo si possono ripetere qui a Frosinone?
Sì, ma ci vuole tempo. Qui abbiamo qualche sponsor che dà una mano e una persona in particolare si spende molto, cioè il presidente Maurizio Stirpe che cerca di costruire qualcosa per il futuro. Io spero di emulare il Sassuolo, l’Empoli.
Più che altro vedo il nostro percorso più simile a quello dell’Empoli, perché ormai il Sassuolo è arrivato a un livello troppo superiore alle piccole squadre. Anche da un punto di vista delle strutture, perché qualche giorno fa Di Francesco parlava proprio di questo, del Sassuolo, e del salto che ha fatto il Sassuolo anche proprio nella struttura societaria.
Quando a Sassuolo c’eravamo noi c’era solo il vecchio stadio di Sassuolo e poi giocavamo a Reggio Emilia. Loro ormai sono una società quasi internazionale. Quando c’eravamo io e Di Francesco prendevamo solamente giocatori italiani, adesso ci sono tanti stranieri. E’ cambiata un po’ la filosofia e il rapporto economico. Noi stiamo partendo da zero, vediamo piano piano se ci riusciamo a costruire qualcosa negli anni.
Secondo lei gli allenatori possono suggerire alla società quali giocatori prendere e pretendere esattamente quelle caratteristiche?
Per come sono abituato, l’allenatore deve allenare e cercare di sapere quali sono gli uomini con le caratteristiche che vuole, poi l’aspetto economico riguarda la società. Se ci sono degli errori se li deve assumere la società, non l’allenatore. A me però non piace quando l’allenatore insiste: se poi non si può prendere quel tipo di giocatore che fa? Noi con Di Francesco discutiamo, so cosa vuole, però la scelta deve essere dalla società, perché se le cose vanno male è la società che paga.
C’è un giocatore che ti ha soddisfatto oltre ogni rosea aspettativa?
In questo inizio di campionato sinceramente abbiamo fatto un affare con il Sassuolo, che domenica incontriamo. Abbiamo preso di nuovo il portiere Turati e abbiamo comprato Marchizza e Harroui. Marchizza lo conosco bene, l’avevo portato io dalla Roma al Sassuolo poi l’ho avuto a La Spezia. Sinceramente non pensavo fosse così bravo, sono sorpreso per la professionalità, la tecnica, l’applicazione che mette tutti i giorni per cui è un leader silenzioso ma anche un giocatore forte.
Nell’operazione Marchizza c’era anche Frattesi: può essere veramente il futuro di questa nazionale?
Frattesi per me è un campione, non è un fuoriclasse ma è un campione. E’ un centrocampista moderno, può stare in qualsiasi tipo di squadra.
A Sassuolo abbiamo fatto diverse operazioni: c’era Marchizza, c’era Frattesi, c’era Pellegrini, terzino, poi non ci siamo messi d’accordo e abbiamo preso Ricci in quell’operazione (non Matteo, Federico): su Frattesi mi hanno preso per pazzo perché ho speso 5 milioni di euro per un ragazzino. Mi hanno criticato tutti, mi hanno accusato di essere amico della Roma perché in quel momento la Roma aveva bisogno di vendere.
L’unico della Roma che si è messo a gridare che non voleva vendere Frattesi era Ricky Massara. Diceva che era l’unico giocatore di prospettiva, però io gli ho detto: faccio l’operazione se c’è Frattesi, se no non la faccio. Però quelli del Sassuolo mi hanno accusato di aver speso troppo.
Un giocatore della Roma e uno della Lazio che prenderesti, magari svincolati?
Se potessi scegliere prenderei Pisilli della Roma. Della Lazio prenderei Zaccagni, anche se ormai è affermato e non lo posso prendere.
Quando era a Verona ci ho provato, ma non ci sono riuscito.
Tra Mourinho e Sarri chi prenderesti come direttore sportivo di una big?
Prendo Sarri perché lo conosco e perché mi piace come fa giocare le sue squadre. Mourinho è un fuoriclasse però non è il mio ideale di allenatore.
Esiste davvero una divisione tra allenatori giochisti e risultatisti?
Esiste, esiste; per me esiste. Poi, specialmente nelle grandi piazze, magari attecchisce più un allenatore pratico come Mourinho, un allenatore che ha una comunicazione fuori dal normale, un allenatore che riesce a farsi comprare tanti giocatori.
Personalmente mi piace l’allenatore che lavora sul campo, che insegna calcio. Da Zeman a Di Francesco a Fabio Grosso, sono allenatori che a me piacciono, perché mi piace lavorare in un certo modo.
Qual è il ruolo di Lorenzo Pellegrini? Una mezzala alla Marchisio? Ha un problema di non chiarezza nel suo ruolo?
Per me Lorenzo è un giocatore straordinario. Noi l’abbiamo preso come mezzala, l’ha fatto esordire Di Francesco a Sassuolo in quel ruolo a Genova contro la Samp e ha anche fatto gol alla prima partita. Per me è una mezzala sinistra.
Poi Di Francesco l’ha anche fatto giocare dietro le punte e anche l’ ha fatto bene, ma personalmente per me è una mezzala.
Sa giocare a calcio, si sa inserire. in un 4-3-3 ipotetico in Nazionale lo vedo bene con Locatelli e Frattesi.