Potremmo cominciare a parlare di Jeff Mills raccontando la storia della techno di Detroit, o potremmo cominciare a parlare della techno di Detroit raccontando la storia di Jeff Mills. Cambiando gli addendi il risultato non cambierebbe, la scena underground e il grande Saturno della musica elettronica o sperimentale, in qualsiasi modo si scelga di declinarla, con i rispettivi anelli chiamati house, techno, garage, minimal e chi più ne ha più ne metta, devono tutto a Jeff Mills e al suo avanguardismo.
Stilare un semplice elenco della produzione discografica di dimensioni enciclopediche dell’artista più poliedrico del panorama elettronico mondiale significherebbe non rendere giustizia a una carriera fatta di contaminazione e sperimentazione, di salti pindarici tra generi strutturalmente e musicalmente differenti, di costante ricerca sul suono inteso come entità costitutiva di atmosfere e sensazioni, della cura minuziosa di un sensibile equilibrio uomo-macchina.
Quella di Jeff Mills è una storia che nasce a Detroit, Michigan. I suoi primi dj-set prendono vita negli studi della WJLB, emittente radiofonica in cui Mills muove i primi passi con lo pseudonimo di ‘The Wizard’, e risuonano prorompenti nei club notturni come il ‘The Necto’. La fine degli ottanta rappresenta la prima vera virata della sua rotta artistica, l’incontro con “Mad” Mike Banks sancisce la nascita di uno dei collettivi più emblematici della contro cultura di quegli anni tormentati post mandato Reagan: Underground Resistance.
Underground Resistance viene alla luce come collettivo politicamente impegnato, il cui obiettivo è quello di avvicinare la cultura delle classi proletarie Afroamericane di Detroit all’astro nascente della musica elettronica e della techno in particolare.
Dopo circa tre anni di attività nel collettivo si trasferisce a New York, passando per Berlino, stabilendosi a Chicago. Sarà proprio nella città del vento che Mills fonderà, nel 1992, la sua prima etichetta indipendente, Axis, all’interno della quale si dedicherà alla produzione di tracce prettamente minimali, portando avanti progetti paralleli incentrati sulle performance live.
È proprio la dimensione della live performance che consacrerà l’artista di Detroit nell’Olimpo dei grandi.
Jimi Hendrix sta alla sua stratocaster come Jeff Mills sta alla sua Roland 909. ‘The wizard’ ha reso grande la batteria elettronica più iconica dell’ultimo ventennio, mettendola al centro di tutti i suoi live set, mescolandola con fine maestria a sintetizzatori e, in più occasioni, a strumenti acustici.
Le sue esibizioni si sono spesso legate ad un immaginario astrale, connesso al mondo dello spazio, futuristico. Nel 2015 ha musicato in live il film muto ‘Woman in the Moon’ di Fritz Lang, per il quale aveva già in precedenza creato una colonna sonora su ‘Metropolis’, nel 2000. Nel 2018, a Washington DC, ha performato per il 50esimo anniversario dell’allunaggio.
Nel 2005 ha tenuto, accompagnato da synths e drum machines, un concerto con la Filarmonica di Montpellier.
Nel 2018 Jeff Mills pubblica, con la leggenda delle percussioni Afro Jazz Tony allen, l’EP ‘Tomorrow Comes the Harvest’, caratterizzato da una fortissima contaminazione afro beat.
Sarà proprio ‘Tomorrow Comes the Harvest’ a dare i natali al live set presentato da Jeff Mills, Jean-Phi Diary, Prabhu Edouard all’Auditorium Parco della Musica il 12 settembre.
Una performance incentrata sulla trascendenza mentale che unisce i tre musicisti nelle sonorità caratteristiche dell’omonimo album.
‘Tomorrow Comes the Harvest’ lascerà un eco che rimbomberà per molto tempo nei pensieri di chi ci sarà.
Roma, preparati ad accogliere un gigante.