In molti si domandano insistentemente se il generale Vannacci, autore del fortunato quanto mediocre libro “Il mondo al contrario”, sia funzionale al sistema che pure dice di contestare. Non mi spengerei in vero in alcun caso a dire che il Vannacci sia un infiltrato del sistema, come usa dire con orrida espressione.
Non credo affatto che lo sia, e penso che esprima in maniera del tutto libera le proprie convinzioni.
Convinzioni che, come altra volta ho detto, il generale ha il sacrosanto diritto di esprimere, con buona pace dei tanti censori in tinta arcobaleno, che ancora ricordiamo mentre dicevano ipocritamente «Je suis Charlie» con la matitina esibita, e ora si battono per impedire al generale di dire liberamente ciò che pensa.
Quel che voglio sottolineare, tuttavia, è che le tesi espresse dal Vannacci, se lette in trasparenza, risultano perfettamente funzionali all’ordine neoliberale rispetto al quale vengono urbi et orbi definite impropriamente come antagonistiche.
Si è asserito che il libro del Vannacci rappresenta la critica più radicale del sistema dominante, quasi come un pugno in faccia assestato con coraggio al pensiero unico politicamente corretto. A parte il fatto che è possibile colpire il pensiero unico politicamente corretto sostenendo anche delle tesi sbagliate, ciò che rivela come la critica debba essere costruita in maniera sensata e come non basti rovesciare il pensiero unico per giungere alla verità.
Così, ad esempio, quando il Vannacci dice le sue corbellerie sugli omosessuali come “anormali”, sarebbe un grave errore scambiarle per la vera critica al sistema del nuovo ordine erotico del pansessualismo deregolamentato. La vera critica deve essere condotta contro la decostruzione neoliberale della famiglia, non certo contro gli omosessuali, moltissimi dei quali oltretutto sono in prima linea nella difesa della famiglia contro la sua distruzione turbocapitalistica.
Per inciso, le uniche parti vagamente difformi, anche se in modo oltremodo gretto rispetto all’ordine simbolico-egemonico, sono quelle del libro del Vannacci che riguardano l’ambito dei valori e dei costumi. Qui il Vannacci prende il pensiero dominante e lo rovescia di 180 gradi, pensando che quella sia la perfetta critica, e non si avvede che in non rari casi precipita in posizioni non meno false di quelle del pensiero unico dominante che pure aspirerebbe a contrastare. Ma la parte più interessante, che rivela la perfetta adesione del generale Vannacci al pensiero unico-egemonico, concerne la visione socio-economica propugnata dal suo libro.
L’autore sposa in toto il liberismo thatcheriano, vale a dire il libero mercato competitivo come forma di produzione e di coesistenza.
In quest’ottica si spiegano le crociate condotte dal generale Vannacci contro la decrescita di Latouche o contro le proteste dei No Tav in Valsusa. Contro gli oppositori al nucleare e contro ogni pur vaga idea di socialismo.
Insomma, sul cotè economico e sociale, il mediocre Libro del Vannacci risulta perfino più realista del Re.
Defende, a spada tratta e in modo francamente grottesco, l’ordine neoliberale egemonico.
Per non parlare poi dell’atlantismo fanatico che trasuda da ogni pagina del libro e che rivela, anche in questo caso, il posizionamento reale del nostro autore, non per caso un generale che, salvo errore, per la NATO ha pure lavorato.
Nel diagramma dei rapporti di forza il generale si colloca, senza tema di smentita, dalla parte del pensiero dominante, economicamente liberista, geopoliticamente atlantista. Per questo motivo il libro in questione, e più in generale la figura del Vannacci, non possono, con tutto il rispetto del caso, in alcun modo essere letti come antagonistici rispetto all’ordine dominante, al quale anzi finiscono per essere perfettamente funzionali, quanto più vengono indicati come “alternativi”.
Insomma, il Vannacci e il suo libro rappresentano un eccellente esempio di critica conservatrice o, se si preferisce, di dissenso riconfermante il consenso alla civiltà neoliberale.
Finché non si sarà capito questo, non si sarà, a mio giudizio, colto il punto nodale della questione.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro