C’è un nuovo intervento degno considerazione da parte di Bergoglio, che taluni si ostinano a qualificare, a celebrare come Papa, ma che, come abbiamo provato a mostrare nel nostro studio “La fine del Cristianesimo”, e come anche Andrea Cionci ha sottolineato nel suo studio “Codice Ratzinger”, in realtà Papa non è mai stato. Da parte di Bergoglio, “vicinanza e affetto alla ONG“, associazione non governativa, di Casarini. Ne dà notizia, tra gli altri, Il Giornale. Questa è la notizia che vorremmo oggi discutere.
Chi sia Casarini è forse superfluo rammemorarlo: è il no global mutatosi in new global.
È il comunista trasformatosi in imprenditore liberal. e adesso anche in alfiere delle ONG.
Un paladino per la odierna New Left ultraliberista e post-marxista, non più rossa ma in tonalità fucsia e arcobaleno.
Ordunque, Bergoglio sostiene appieno le ONG e dunque anche Casarini, al quale, questa la notizia, fa pervenire il suo affetto.
Ed è anche chiaro il perché. Abbiamo provato più volte a sottolinearlo: la neochiesa liberal progressista di Bergoglio porta a compimento il processo lento e graduale di “evaporazione” del cristianesimo. E, in maniera sinergica, diviene essa stessa semplice gran cassa del pensiero unico, politicamente corretto, di completamento dei rapporti di forza del tardo capitalismo.
Il politicamente corretto, con Bergoglio, si dispone anche nella inedita figura del “teologicamente corretto“, nella forma di una vera e propria religione del nulla, chiusa alla trascendenza e al sacro, e aperta ai temi del global capitalismo, tra i quali appunto spiccano le frontiere aperte e la libera, si fa per dire, circolazione delle merci e delle persone mercificate.
Circolazione che, sia chiaro, avviene sempre solo in funzione dei processi della valorizzazione del valore capitalistico.
Insomma, possiamo ben dire che il discorso di Casarini e di Bergoglio ovviamente risulta perfettamente complementare al pensiero unico della globalizzazione neoliberale, che non per caso celebra entrambi, Bergoglio e Casarini, a reti unificate.
Ebbene, le frontiere aperte e la libera circolazione sono funzioni espressive del global capitalismo, il quale ama tanto l’immigrazione di massa per ragioni evidentemente coerenti con la sua logica di sviluppo. Immigrazione di massa significa braccia a basso costo con le quali estrarre plus valore e abbassare in generale i costi della forza lavoro.
Di più, propiziare conflitti di classe all’interno della stessa classe dividendo gli ultimi in migranti e autoctoni, come avviene grazie alla gran cassa della propaganda mediatica che lavora con zelo in questa direzione.
Dietro la retorica dell’accoglienza e dell’integrazione, con cui i soloni arcobaleno dell’immigrazione di massa celebrano questi processi, si nascondono ovviamente i processi di sfruttamento della forza lavoro e di estrazione del plus lavoro mediante le logiche illogiche del profitto capitalistico. Ecco perché bisognerebbe criticare spietatamente l’immigrazione di massa. Ma attenzione, non prendersela con i migranti.
Voglio ribadire l’ovvio: il nemico non sono i migranti, ma la classe padronale no border che propizia l’immigrazione di massa per tutelare il proprio profitto senza confini, e che per farlo si avvale del discorso politicamente corretto della celebrazione dell’immigrazione di massa come ottava maraviglia del mondo. Lo ripeto a scanso di equivoci: il nemico non è il disperato ma chi getta nella disperazione i popoli.
Il nemico non è chi fugge ma chi costringe i popoli a fuggire e si avvale poi per il proprio profitto delle fughe dei più deboli.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro