Con l’uscita ormai nota al mondo intero dell’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, il pubblico dei media si è voltato verso la strage di Ustica. Il tragico incidente aereo in cui il DC9 Itavia precipitò nel Tirreno è infatti tornato al centro dei dibattiti circa le oscure cause dell’incidente. Ed è stato proprio Amato ad aprire le danze: “Fu un missile francese“, nell’ambito di una missione segreta contro Gheddafi.
Quello che però non torna a nessuno è la distanza temporale delle dichiarazioni di Amato, che ha voluto testimoniare sul fatto dopo “solo” 43 anni. Segue intanto un timido dietrofront. Quella dichiarazione “non aspirava a rivelare segreti sconosciuti, ma ad avvalorare una ricostruzione“. Tuttavia, la domanda che continua a ripetersi, oltre a quella circa la veridicità stessa dell’uscita, è: perché parlare dopo tutto questo tempo?
“La verità non si saprà mai” – sentenzia la vignettista Paola Ceccantoni, alias Pubble.
“Il problema che io noto è che tutto si è trasformato in una grande bagarre. Adesso ci sono le teorie a raffronto, chi si sta facendo la guerra su quella che è la teoria dominante“. Quello che però va evidenziato è tutt’altro: “Da quale punto di partenza si basa questa uscita quando ormai non se ne discuteva praticamente neanche più?“. Il filo conduttore individuato dalla vignettista passa anche per il caso Vannacci. Anche lì i dubbi sui “perché” sono vari. I dubbi sul perché si creino prima il clamore mediatico e poi la conseguente ed immediata guerriglia anche. Come per la polemica Vannacci, l’epilogo individuato è il medesimo: “Adesso parleremo di Ustica fino alla morte in questo scontro tra è stato quello, è stato quell’altro senza arrivarne a capo, mentre nel frattempo una notizia come ad esempio gli stati d’allerta dei Sarmat in Russia ha avuto come spazio quelle tre orette scarne in cui c’è stata la conferma ufficiale“.
L’altro filo conduttore della vicenda di Ustica “è che l’Italia ha sempre fatto il doppio se non il triplo gioco, quindi viene meno un principio di sovranità che noi sbandieriamo, decantiamo da tutti i palcoscenici politici e quant’altro, quando sono decenni e decenni che siamo capaci di ‘appecoronarci’ letteralmente con chiunque dimostri di avere un pochino più di forza o interessi economici per noi vantaggiosi. Che sia la Libia, che sia la Palestina, noi risultiamo un paese che si ‘azzerbina’ letteralmente con chiunque“.
E la Francia? L’Eliseo dal canto suo
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