L’Europa valuta stop al rialzo dei tassi, ma la Germania dice no: ecco quando arriverà la decisione

Il coro dei membri del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea favorevoli a una pausa si fa sempre più forte dopo 10 rialzi consecutivi dei tassi di interesse per un totale di 450 punti base. La posizione è rallentata dai nuovi dati sull’inflazione e dal rallentamento della crescita economica nell’area euro.
Insomma, le colombe potrebbero avere la maggioranza a favore di tassi invariati nella prossima decisione della BCE. Tuttavia, una solida maggioranza aveva espresso sostegno all’ultimo aumento dei tassi di 25 punti base proposto dal capo economista Philip Lane nell’ultima riunione della Banca Centrale. E ora le colombe fanno sentire di più la loro voce preoccupate, come dicevo, dall’aumento di due questioni, il rallentamento dell’economia e l’aumento dell’inflazione.

Alcuni membri del Consiglio come il governatore della Banca Centrale Portoghese, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il governatore della Banca Centrale Slovacca e il governatore della Banca Centrale Francese sarebbero a favore di una pausa e ritengono che questo ciclo di aumenti di tassi sia ormai da terminare. Altri membri, come per esempio il presidente della banca centrale tedesca, della Bundesbank, sono più cauti e ritengono che la politica monetaria debba tenere conto della geopolitica e quindi si debba continuare. La decisione sulla pausa degli aumenti dei tassi quindi verrà presa in base ai nuovi dati che arriveranno.
Ma quello che sconcerta è che alcune persone continuino ad essere favorevoli a questa scellerata politica monetaria messa in atto da un consiglio direttivo che probabilmente di politica monetaria non capisce granché. o quantomeno fa gli interessi non del popolo ma della grande finanza. Io dico questo perché in realtà noi continuiamo, e lo ripeto, sempre a parlare di finanza per la finanza, di aumenti di tassi, di costo del denaro per le famiglie e per le imprese, quindi di tensioni per i mutui, per i prestiti, per il cosiddetto credit crunch, cioè la restrizione del credito delle banche alle imprese.

E non parliamo più di economia, questo è il punto. Noi dovremmo tornare a parlare invece di imprese. Io viaggio per le città, incontro piccoli imprenditori e tutti ormai sono veramente molto, molto lontani da questi discorsi.
Sentire parlare continuamente di finanza vuol dire che al mondo politico interessa poco parlare di economia vera, cioè di produzione, di commercio, di artigianato, di servizi, di agricoltura.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi