Bergoglio è tornato ancora una volta su un tema che deve stargli davvero a cuore, quello della questione climatica, o più precisamente del pericolo del cambiamento climatico e dell’inquinamento ambientale. E’ un tema particolarmente caro a Bergoglio se si considera che in questi anni, in più occasioni, ha messo al centro della propria riflessione questo tema. Ricorderete senz’altro la Laudato sìi, al centro della quale vi era proprio la questione ambientale e addirittura la difesa delle specie più deboli, a rischio di estinzione. E adesso Bergoglio torna sulla vicenda, lo ha fatto nei giorni scorsi con il Laudate Deum, un testo e un discorso nel quale Bergoglio dice sostanzialmente che il massimo dei problemi che riguardano il nostro presente è la questione climatica. Proprio così.
Da un pontefice, o presunto tale, ci si aspetterebbe che dicesse che il problema principale dell’Europa contemporanea è la scristianizzazione, il nichilismo, la perdita del sacro e della fede, il precipitare nel vuoto di senso che caratterizza il nostro presente. E invece no, Bergoglio ancora una volta parla come una qualsivoglia guardia forestale attenta ai problemi dell’ambiente e non certo come un uomo di Chiesa, meno ancora come un pontefice. Quella di Bergoglio pare essere per più versi una vera e propria apostasia green, come anche è stata definita, se si considera il fatto che le ragioni ambientali sembrano decisamente più rilevanti per Bergoglio rispetto a quelle spirituali. Da una diversa prospettiva si potrebbe dire, senza tema di smentita, che i discorsi, i sermoni e le riflessioni di Bergoglio paiono continuamente disabitate dal sacro e dall’eterno, dalle questioni cristiane per eccellenza, e sembrano invece rigurgitanti di riflessioni che, a un’attenta analisi, risultano coincidenti in tutto e per tutto con il pensiero unico politicamente corretto della globalizzazione neoliberale. A tal punto che si potrebbe azzardare un’ipotesi.
Se Bergoglio piace tanto mediaticamente all’ordine del discorso giornalistico, intellettuale e mediatico della civiltà dei mercati, è forse perché in lui si ritrova semplicemente, ripetuto in altra maniera, il messaggio unico della globalizzazione stessa, che non per caso ha nella green economy uno dei propri capisaldi e dunque nella questione dell’emergenza climatica uno dei propri ineludibili riferimenti. Ecco perché possiamo dire, ancora una volta, che quella di Bergoglio è una teologia del nulla, disabitata com’è dal sacro e dall’eterno, a tal punto che il pensiero unico politicamente corretto con Bergoglio ha trovato anche una sua variante teologicamente corretta. sicché Bergoglio stesso figura, sotto una certa luce, come una sorta di gran cassa del pensiero unico politicamente e teologicamente corretto. Se Ratzinger, che metteva al centro il sacro e la trascendenza, era del tutto inviso alla civiltà neoliberale dei mercati, Bergoglio, per parte sua, avendo abbandonato il sacro ed essendosi consegnato integralmente alle questioni del politicamente corretto, risulta un papa mediatico, apprezzato, celebrato, in qualche misura risulta un punto di riferimento ineludibile per l’ordine del discorso dominante ed è anche per questo che deve essere oggetto di riflessione la sua proposta interpretativa. Ecco perché, come ho più volte ricordato, Bergoglio sembra l’equivalente del filosofo nicciano col martello, essendo a tutti gli effetti un teologo col martello che colpisce uno dopo l’altro i capisaldi della tradizione cristiana e li sostituisce con una neochiesa liberal progressista piegate integralmente al pensiero unico politicamente e teologicamente corretto.
Radioattività, con Diego Fusaro.