F1, GP Stati Uniti: le pagelle del prof. Paolo Marcacci

Max Verstappen 10
In un certo senso ormai ci verrebbe la voglia di mettere: SV, perché sono diventati scontati anche i voti. Anche se ha la pancia piena, pienissima, quando sente l’odore del sangue obbedisce all’istinto. Riguardatevi il sorpasso su Norris: si nasconde fino all’ultimo centimetro, poi aggredisce la traiettoria confidando nel consueto, perfetto bilanciamento aerodinamico della RB19. Manca la lode, perché veleggia sugli errori altrui. Cinquantesimo gran premio vinto, ragazzi.

Lando Norris 9 1/2
Tanto cuore, soprattutto, ma senza smarrire la lucidità con la quale ha saputo prima interpretare al meglio la partenza, poi ottimizzare la resa della McLaren, fino a che la monoposto non smarrisce il passo gara, il che lo porta a montare gomme “Hard” per l’ultimo terzo delle tornate complessive.

Lewis Hamilton 9
Tenta il delitto perfetto in un finale che lo vede su gomme medie rispetto a quelli che lo precedono a quindici giri dalla fine, tutti con le dure. Fantastico Lewis. La Mercedes non lo aiuta fino in fondo.

Fernando Alonso 7
Considerando le sue qualifiche e il punto dal quale gli è toccato partire, la sua è stata una gara di qualità.

Yuki Tsunoda 6,5
Bravo, gara ragionata e condotta con tempra agonistica alla quale mai ha difettato la lucidità.

Ferrari 5,5
La strategia poteva essere ottimizzata in corso d’opera, soprattutto perché hanno sbagliato anche gli altri, e parecchio. Non a caso Leclerc via radio si incazza come un picchio, quando gli vengono fatti i complimenti per la gestione delle gomme, come se fosse una casalinga in officina.