In tutta Italia si riempiono le piazze di partecipatissime proteste in difesa delle ragioni dei palestinesi. Da Roma a Milano, da Torino a Napoli, scendono in piazza centinaia di persone per portare il proprio sostegno alle ragioni dei palestinesi. che da tempo in memore sono sottoposti a una vera e propria cattività in quella sorta di prigione a cielo aperto che è Gaza.
Una prigione nei cui spazi blindati ai palestinesi sono negati pressoché tutti i diritti ed essi stessi sono costretti a vivere in una sorta di schiavitù ammessa placidamente da tutto il mondo occidentale che non ne parla o che se ne parla la presenta come cosa ovvia, fisiologica e del tutto naturale. Ebbene, le piazze si riempiono e soprattutto si assiste all’inatteso ritorno dei giovani e degli studenti, ciò che, a onore del vero, non si vedeva ormai da tempo. Ad esempio, non era accaduto, ricorderete bene, ai tempi dell’infame tessera verde della discriminazione e del controllo stutale.
Quando solo sparutissimi gruppi di studenti detti No Green Pass scendevano in piazza a manifestare contro quel provvedimento liberticida, incostituzionale e mortificante sotto ogni profilo. Ebbene, questa volta i giovani si sono risvegliati e sono tornati in piazza per dire di no alle politiche imperialistiche di Israele e per portare il loro pieno sostegno al popolo palestinese. Con tutta evidenza vi è anche questa volta una discrasia totale tra la narrazione mediatica e il sentire del popolo italiano.
La narrazione mediatica tifa spudoratamente per Israele e per il suo imperialismo, allineandosi in toto ai rapporti di forze egemonici su scala planetaria. e oltretutto legittimando come diritto di Israele a difendersi qualunque cosa faccia Israele, anche le più meschine, anche le più atroci, che vengono appunto sempre presentate e dunque giustificate come diritto di Israele a difendersi. Ma il popolo italiano, per parte sua, sembra decisamente più propenso a difendere le ragioni dei palestinesi e della loro opposizione all’efferato imperialismo di Israele.
Ebbene, in tutta risposta, i media scelgono di tacere e di voltarsi dall’altra parte, come se quelle piazze non esistessero, come se fossero del tutto irreali le proteste in difesa delle ragioni dei palestinesi. Potremmo dire davvero, variando Hegel, che nel tempo postmoderno il reale coincide con il mediatico. Al tempo della civiltà mediatica è reale solo ciò che appare sugli schermi.
Cosicché ciò che non viene fatto apparire sugli schermi è come se non esistesse. nulla di nuovo sotto il sole, naturalmente. Il sistema mediatico, come sappiamo, opera amplificando a dismisura ciò che è funzionale all’ordine egemonico, ai rapporti di forza, agli equilibri dominanti.
In maniera convergente, rimpicciolisce fino a rendere invisibile ciò che a vario titolo possa mettere in discussione i rapporti di forza egemonici e gli equilibri mondiali. D’altro canto, il clero giornalistico e il circolo mediatico non fanno altro che santificare l’ordine esistente, lo presentano come il migliore tra gli ordini possibili o comunque come il solo possibile, a ciò che le persone si convincano che non si diano reali alternative e che il mondo così com’è, pur con tutto il suo grumo di contraddizioni e di storture, sia comunque il solo possibile e dunque non vi sia alcuna alternativa. Il motto dell’ordine neoliberale continua a risuonare ribadito in maniera martellante dai professionisti dell’informazione o, forse sarebbe meglio dire, dai professionisti della propaganda.
Radioattività – lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro