Hamas-Israele, a chi fa comodo raccontarla così? ▷ Duranti: “Un grande fallimento delle élite”

La guerra nella striscia di Gaza che vede protagonisti israeliani e palestinesi riporta al centro l’importanza delle notizie, di come vengono date, recepite e da chi le divulga, da dove e con quali fini: “Le notizie sono buone o cattive rispetto a chi le fornisce le notizie. Noi in parte sì, ma il popolo, le persone non sono cacciatori di notizie o divulgatori di notizie. Che nel mondo esista crudeltà, che nel mondo esista barbarie, purtroppo, questo è un dato di fatto che dobbiamo accettare, che esista bene, male, purtroppo questo accade. E quindi dobbiamo andare a verificare sempre le fonti delle cose”.

Ogni giudizio infatti va basato su prove certe: “Nel mondo ci sono persone che hanno più o meno l’istinto di giudicare o non giudicare. Sono quelle persone, nelle quali io per esempio mi riconosco, che evitano sempre di dare giudizi, soprattutto sommari e frettati, e che giudicare gli fa fatica. Ma ci fa fatica non perché perché non sia magari qualche volta necessario dare un giudizio, ma perché se io debbo giudicare debbo avere tutti gli elementi. È come un magistrato che deve raccogliere le prove, gli elementi eccetera prima di emettere una condanna, soprattutto se questa cosa è una cosa grave, soprattutto se limita la libertà delle persone o potrebbe in qualche modo danneggiare famiglie eccetera eccetera. Ecco, un magistrato coscienzioso questo fa, raccoglie tutte le prove che può prima di giudicare.

Il mondo in cui viviamo oggi, anche in questo ambito, secondo Duranti è ben distante da quello ideale, ma c’è speranza, perché un sistema di potere sta crollando: “Noi oggi invece ci troviamo di fronte ad un sistema dove il giudizio è sommario. Credo che tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni in questi ultimi mesi o addirittura giorni Per quello che stiamo vedendo è il grande fallimento delle élite, dei potenti della terra, della politica. Il grandissimo fallimento. Non c’è più diplomazia. Non possiamo neanche dire il fallimento della diplomazia. La diplomazia non esiste, perché non vuole esistere. Perché forse le guerre fanno comodo a qualcuno. Oltre a chi produce le armi, ovviamente. Ma faranno comodo anche per altri motivi. Perché non c’è nessun motivo al mondo per tollerare, perché le persone, per bene, le persone della strada tollerino il fatto che esistano ancora guerre di questo genere”.