Inizio con una doverosa premessa.
Prendo le massime distanze da qualsiasi atto di violenza e dalle scene raccapriccianti che stiamo vedendo contro i civili, dall’una e dall’altra parte del conflitto tra israeliani e palestinesi. Si tratta di ignobili atti terroristici che vanno condannati senza se e senza ma.
Permettetemi però di fare alcune riflessioni.
L’Israele ha uno degli eserciti più forti del mondo. Ha una delle intelligence più sofisticate del pianeta.
Eppure centinaia di miliziani sono riusciti a superare la recinzione che divide Israele dalla striscia di Gaza, tra l’altro una delle zone più militarizzate al mondo, e sono riusciti a proseguire senza essere fermati. Sono entrati infatti senza difficoltà in diverse cittadine israeliane; hanno preso in ostaggio un numero indefinito di civili ma anche di militari, addirittura si parla di militari di alto rango.
E tutto questo senza l’intervento tempestivo dell’esercito israeliano. Non si può trattare di un fallimento.
I media mainstream parlano di “fallimento dell’esercito”, di “fallimento dell’intelligence”, ma mentono sapendo di mentire.
Non si può infatti trattare di una svista del genere. Pensate che i miliziani sono riusciti a raggiungere un rave party, dove sono morti centinaia di ragazzi e sono arrivati addirittura dal cielo senza che nessuno se ne accorgesse. E sentendo le testimonianze di quei ragazzi scampati agli attentati si parla addirittura di ore di attesa nascosti prima che qualcuno arrivasse a salvarli, prima dell’arrivo dell’esercito israeliano. Questo vuol dire che non si tratta di “fallimento”: si tratta di complicità.
Evidentemente c’è una consistente parte degli apparati israeliani che aspettava la sua Pearl Harbor, il suo 11 settembre – come dice qualcuno – per poi fare appello alla dicotomia aggredito-aggressore per portare a termine il proprio piano di conquista della Palestina.
Un piano che, ahimè, va avanti da decenni.
Così come volevano portare avanti la distruzione di Hamas, dalle cui gesta, lo ripeto, prendo le massime distanze.
E tutto questo lo scriveva proprio l’ex capo del servizio segreto militare israeliano, in documenti rilasciati da Wikileaks, dove scriveva testuali parole: “Se Hamas prendesse il controllo di Gaza, l’esercito israeliano potrebbe trattare Gaza come uno Stato ostile”, quindi come un aggressore esterno. Ed è esattamente quello che poi è accaduto.
C’è anche da dire che Netanyahu, quando ha tentato quella sorta di golpe “bianco”, quella che lui definiva semplicemente “riforma della giustizia”, si è fatto tantissimi nemici all’interno dell’establishment israeliano, soprattutto tra membri dell’esercito e tra una parte dell’intelligence israeliana. Ed è proprio quella parte che a mio avviso non solo ha chiuso un occhio quando è venuta a conoscenza dei piani di Hamas, ma addirittura ritengo che abbia lasciato la porta socchiusa. Perché può in questo modo punire politicamente Netanyahu e portare a termine la definitiva presa della striscia di Gaza con il supporto internazionale.
Concludo quindi dicendo che mai bisogna provare a giustificare il terrorismo.
Ma esistono delle cause internazionali, che non possiamo ignorare, che hanno armato quei terroristi.
Così come esistono dei complici interni che a quei terroristi gli hanno aperto la porta.
La Matrix Europea – La verità dietro i giochi di potere con Francesco Amodeo