Quella tra Israele e Palestina è già una partita di calcio. Lo stadio si riempie di tifosi man mano che le ore passano.
La corsa a farsi un’opinione veloce viene fagocitata dai media, in cerca di lettori facili che magari si affezionino anche a una sola lettura sbrigativa. Che nessuno stia dalla parte del terrorismo è lapalissiano, come lo è altrettanto il fatto che ormai il giornalismo d’inchiesta, quello che si prende il tempo di riflettere, di raccogliere più elementi possibili per restituire un quadro esauriente, è una chimera che assume le sembianze dell’utopia.
Il pericolo è semplice, quello di “cadere in fretta nella lettura dell’invasore e dell’invaso”. Che non è falsa a prescindere, ma insufficiente e insoddisfacente per chi vuole capire una realtà complessa.
Come ovviare a tutto questo?
“Consigliamo di studiare la Storia”. Una magistra vitae che può fare strada nel mare di informazioni che ormai in 48 ore già sommergono l’opinione pubblica. Due verità restano in tutto ciò secondo Fabio Duranti: la prima è che “Il sistema dominante vuole che noi ci schieriamo, noi evitiamo di farlo senza aver capito le cose”. In secundiis l’unica certezza che questi dieci anni di storia in particolare ci restituiscono è evidente agli occhi di tutti: “La diplomazia mondiale ha fallito”.
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