Perché adesso? Il saggista e ricercatore indipendente Giacomo Gabellini, assieme a Francesco Borgonovo, analizza l’attuale questione israeliana-palestinese. Parliamo di una sovrapposizione di vari fattori, rivolgimento storici che stanno interessando l’area circostante a Israele. Parliamo ad esempio della riapertura dei canali diplomatici tra Arabia Saudita e Iran raggiunta grazie alla mediazione cinese, la riammissione della Siria di Bashar al-Assad nella Lega Araba, questa resa possibile dalla mediazione russa fondamentale. Perciò si assiste a uno stemperamento graduale delle tensioni che per decenni hanno insanguinato il Medio Oriente.
Quello a cui stiamo assistendo è invece l’esplosione di un conflitto che non ha niente di trattativa sotterranea, giunge in un momento in cui Israele (sotto certi aspetti) poteva essere considerata come isolata ma questo è un conflitto tra Israele e Palestina ormai ultradecennale, più di 70 anni, tra due entità che sostanzialmente si odiano e che risulta incomprensibile oltre ogni capacità di comprensione da parte di qualsiasi attore esterno che non sia coinvolto direttamente nella vicenda. Dobbiamo sempre tenere a mente questa dinamica perché episodi come l’eccidio nei confronti di quei ragazzi al rave, nel deserto, è solo un’esplosione di violenza, una sete di vendetta che rientra nella logica del ‘regolamento di conti’ che, alla fine, avrà un risvolto politico molto importante.
Va sottolineato che c’è una tendenza occidentale a isolare le vicende dal contesto generale in cui maturano e soprattutto a isolare le vicende dal contesto generale e storico in cui maturano. Hamas in questo modo ha portato avanti un’operazione che era impensabile solo pochi mesi fa, Israele è stato messo sotto scacco pesantemente dalle forze palestinesi come mai era accaduto. Circolano su Telegram delle scene di brutalizzazione nei confronti dei coloni che sono raccapriccianti.