Una nuova e recentissima analisi desta preoccupazione. I dati infatti ci segnalano che il 63% degli italiani letteralmente fatica ad arrivare a fine mese. Sono questi i dati davvero preoccupanti che stanno circolando nelle ultime ore, dati che vengono diffusi dai principali e più venduti, è il caso di dirlo, quotidiani nazionali.
Si tratta, a ben vedere, dell’ennesima prova, se ancora ve ne fosse bisogno, del fatto che il capitalismo e la globalizzazione, nella loro sintesi esplosiva, non fanno rima con democrazia, uguaglianza e diritti. Come sempre in maniera maniacale va ripetendo il logo unico della globalizzazione turbocapitalistica. Ricordiamo sempre con Marx che le idee dominanti sono sempre le idee delle classi dominanti o più precisamente sono i rapporti di forza dominanti traslati nel cervello delle persone.
Al contrario, globalizzazione e capitalismo producono disuguaglianza e asimmetrie, e generano miseria su vasta scala. Ci hanno raccontato per anni che il comunismo genera miseria e povertà. Ora la povertà presente, e sempre in aumento, difficilmente potrà essere attribuita al comunismo. In ragione del fatto che il comunismo in Europa ha smesso di esistere in maniera lampante dal 1989, con il crollo del muro di Berlino e con l’apertura del mondo totalmente integrato nell’ordine neoliberale. Bisognerà allora onestamente ammettere che, quanto a produzione di miseria, il capitalismo risulta davvero imbattibile e non teme concorrenti. Bisognerà altresì ammettere che quello che sempre viene celebrato come progresso, tale è unicamente per gli abitatori dei piani alti.
Il popolo degli abissi, come lo chiamava Jack London, sconta quotidianamente sulla propria carne viva le conseguenze esiziali della sempre più oscena globalizzazione della miseria e della disuguaglianza. È questa, a dire il vero, l’essenza di un mondo sempre più asimmetrico, nei cui spazi blindati e alienati il paradiso dei pochi si fonda sull’inferno dei più. Perché il capitalismo, giova a ricordarlo, non è una cosa, è una relazione sociale, una relazione di asimmetria, una relazione di servo e signore, per dirla con Hegel, cosicché la ricchezza sempre crescente di un sempre più ristretto numero di persone si spiega e si fonda unicamente sulla miseria sempre crescente di un numero sempre maggiore di persone. I dati in questione ci rivelano come anche l’Italia non sia esente da questi processi e come anzi la globalizzazione con il suo ritmo devastante stia sempre più unificando il mondo nella miseria e nella disuguaglianza. Di più, l’Europa stessa, un tempo paradiso del capitale, viene sempre più trattata alla stregua di una colonia periferica tra le tante, come affiora limpidamente dalle condizioni sempre peggiori del lavoro e dalla miseria che cresce quotidianamente e che in Italia, lo ricordiamo, fa sì che attualmente il 63% degli italiani fatichino ad arrivare a fine mese.
Radioattività – lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro