La recentissima vicenda che ha coinvolto Patrick Zaki è significativa e in certa qual misura è anche rivelativa del modus operandi dei padroni del discorso e degli amministratori a senso unico dell’informazione millimetricamente manipolata. Proviamo a ripercorrere per sommi capi i fatti per poi svolgere alcune considerazioni generali. Patrick Zaki, come noto, era già da tempo divenuto il paladino del pensiero unico liberal progressista in tinta arcobaleno, quello che lo aveva di fatto incoronato come nuova icona delle battaglie sotto il segno dell’arcobaleno.
La giusta battaglia per il rientro in Italia di Zaki contro l’Egitto che lo aveva inizialmente condannato al carcere, salvo poi concedergli la grazia, era stata una battaglia giusta e doverosa. E tuttavia ben presto la figura di Zaki, quando ancora anche era in carcere, in verità, era stata utilizzata in maniera strumentale dalle sinistre fucsia neoliberali che avevano preteso di incorporarla nel proprio impianto ideologico. Insomma, Patrick Zaki era divenuto a tutti gli effetti un punto di riferimento per la New Left liberal progressista nemica di Marx e di Gramsci e dimentica delle classi lavoratrici.
Da un certo punto di vista sembrava che Patrick Zaki potesse addirittura diventare non solo, come già era, un punto di riferimento teorico-politico, ma addirittura un possibile candidato per le liste delle sinistre fucsia liberal progressiste. Poi però è accaduto l’inatteso con la vicenda tragica dell’attentato di Hamas contro Israele e con la risposta terroristica di Israele, risposta che per inciso sta producendo effetti che devono essere condannati come terroristici alla stregua degli effetti cagionati da Hamas. Ebbene, Patrick Zaki ha avuto l’ardire di prendere una posizione decisamente non conforme rispetto al regime narrativo e all’ordine discorsivo delle sinistre fucsia allineate anche su questo con le destre neoliberali.
Infatti Patrick Zaki ha osato criticare Israele avventurandosi anche a definire Netanyahu un serial killer. Una posizione davvero radicale che ha destato non pochi imbarazzi e rapidamente sono giunte conseguenze che forse in parte erano anche prevedibili. Sono improvvisamente stati annullati gli inviti che erano già stati formalizzati a Patrick Zaki.
Ad esempio che tempo che fa il noto salotto pluralistico di Fabio Fazio ha annullato l’invito al ragazzo egiziano, ma anche il Salone del Libro e poi anche un altro convegno che si sarebbe dovuto svolgere alla sua presenza a Brescia. Insomma, in un attimo Patrick Zaki, da paladino del pensiero unico e del nuovo ordine mentale del liberal progressismo, è stato demonizzato come portatore di tesi inaccettabili.
Il fabula docet è che per l’ordine del discorso, mediaticamente e politicamente corretto, vai bene fintanto che sei funzionale a una strumentalizzazione a beneficio dei rapporti di forza dominanti. Non appena tu non sia più funzionale o addirittura il tuo discorso sia contrario e contrastante rispetto a quello dominante, vieni scaricato e lasciato cadere come un involucro vuoto ormai inservibile. Curiosamente sulla stampa si parla anche di una ritrattazione di Patrick Zaki, anche se la notizia in vero appare solo sulla stampa di Torino. Si dice che in qualche modo Patrick Zaki si è scusato e quindi non deve più essere censurato. L’articolo è firmato da Elisabetta Sgarbi e se così fosse, sottolineo se così fosse, allora Patrick Zaki avrebbe già ritrattato rispetto alle proprie posizioni per non perdere la propria posizione di riferimento del pensiero dominante. Ripeto, è un’ipotesi tutta da verificare.
Speriamo davvero che non sia così e ci permettiamo di commentare in sintesi che il valore di un uomo si valora, si misura dalla capacità di mantenersi coerente con le proprie posizioni e di rimanere fedele ai propri obiettivi. Perché, come diceva Hegel, l’importante è rimanere fedeli al proprio scopo.
Radioattività – lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro