“Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più“.
Ma mentre Romano Prodi, a favor di telecamera, pronunciava queste frasi, le perplessità erano ben celate su cosa sarebbe potuto accadere di lì a pochi anni.
Questo documento sonoro dell’intervento di Romano Prodi, in video-conferenza all’Assemblea annuale di Federchimica, è infatti datato 21 giugno 1999: pubblicato da Radio Radicale e scovato da Canale Sovranista, l’intervento mostra come perfino uno tra i suoi più grandi fautori nutrisse grandi dubbi sulla moneta unica per l’Italia.
Prodi infatti sapeva che, in condizioni di sovranità, la svalutazione del tasso di cambio sarebbe stata un’arma potente per recuperare competitività verso i nostri concorrenti.
Dal 2002 questo non è più possibile, con tutte le conseguenze che oggi ci scorrono davanti agli occhi.
L’intervento di Prodi del 21 giugno 1999
“Ieri Padoa Schioppa sul Corriere ha fatto un articolo in cui, tra le altre cose estremamente sagge, ne aggiungeva una. Dice: noi abbiamo avuto un’inflazione molto bassa l’anno scorso, soltanto del 2%, però i nostri concorrenti europei l’hanno avuto in media dell’1%.
Attenzione se noi continuiamo ad andare avanti così nel tempo, i nostri costi, in pochi anni, divergono da quelli degli altri paesi europei e noi non riusciamo PIÙ a stare nell’Euro!
Sono riflessioni estremamente elementari, da non prendere in modo angosciante perché abbiamo tempo, ma grandissime! È chiaro che anche un solo punto di divergenza l’anno è una tragedia, se dura nel tempo.
Quindi noi dobbiamo essere estremamente attenti a una ripresa della produttività, a mettere tutta la società in tensione perché questo avvenga. Altrimenti noi fra 3 o 4 anni troviamo che l’Italia diventerà un luogo di fuga, perché i costi non terranno più.
Cioè siamo entrati nell’euro in condizioni molto buone, tranquille, direi con un cambio decente, no? Tutto sommato. Però se perdiamo un punto all’anno di competitività, in pochi anni noi siamo fritti, veramente siamo FRITTI.
Ecco perché il problema dell’euro è una grande sfida, è una grande opportunità, è una grande occasione. MA se noi non cambiamo in modo radicale, se noi non cambiamo in modo radicale, evidentemente il discorso dell’Euro diventa un discorso che, invece della nostra grande occasione, può anche diventare la nostra condanna.
Ripeto abbiamo tempo, basta che ce ne accorgiamo in fretta, che dobbiamo comportarci in modo più “virtuoso” di tutti, ma lo dobbiamo assolutamente fare. Queste sono le riflessioni che riguardano Italia ed Europa”.