Il potere di censura che possono esercitare le piattaforme social, piuttosto che i motori di ricerca, è tema di discussione attuale. La guerra nella striscia di Gaza sta facendo vedere ancora una volta quanto gli algoritmi possano determinare cosa è possibile conoscere e cosa no. Una ennesima conferma di quanto avvenuto negli anni passati sul tema vaccini secondo Alberto Contri: “Sono stanco di andare a partecipare a discussioni dove si analizza la guerra, si analizzano i vaccini e poi che cosa si fa? In realtà queste cose vengono decise sopra la nostra testa e noi non ci possiamo fare nulla, nulla in senso politico, in senso amministrativo, in senso di potere, però quello che possiamo fare ed è l’unica cosa per la quale io mi impegno: alimentare il senso di appartenenza di persone che sono cercatori di verità.
“Scienza ufficiale?”
Non solo internet, ci sono anche decisioni della magistratura che suscitano la preoccupazione di Contri: “Tornando alle cose pratiche, ho letto l’altro ieri che 8.000 ricorsi che sono stati fatti in Parlamento contro Speranza, contro tutte le cose errate che sono state fatte, sono stati archiviati e rifiutati dalla magistratura perché con questa con questa ratio perché i ricorsi contenevano argomenti scientifici non provenienti dalla scienza ufficiale. Ma cosa vuol dire non provenienti dalla scienza ufficiale? L’hanno stabilito loro che cos’è la scienza ufficiale?“
Oggi una parte di comunità scientifica sembra aver spostato il paradigma alla base della disciplina, secondo Frajese: “La scienza conosce una sola posizione, quindi possiede la verità. Evidentemente questa scienza viene rappresentata da chi è stato in qualche maniera deciso che la rappresenti. Penso per esempio nel nostro caso ai vari televirologi piuttosto che altro, invece i dati scientifici, i dati epidemiologici, i dati delle ricerche stesse, seppur reali e scritti nero su bianco, non interessano a nessuno, proprio perché la scienza è diventata dogmatica. A chi esprime opinioni diverse abbiamo visto cosa succede.
Il pericolo per il dottor Frajese è enorme: “Il fatto che questo avvenga attraverso i social media in realtà sta a indicare che il tipo di dittatura, perché quando c’è la censura significa che si è in dittatura, altrimenti nella democrazia questo non è previsto. Un totalitarismo che è internazionale, perché quelle stesse piattaforme possono decidere che cosa si può dire in Italia, in Inghilterra, in Canada, in America o dove volete. Quindi sono questi enti sovranazionali che di fatto stanno mettendo una dittatura con il placet, se non con lo stimolo, proprio dei governi stessi per imbavagliare la voce e la possibilità di esprimersi delle persone, perché se oggi non puoi esprimerti nella maniera in cui lo fanno tutti, vuole dire che il tuo messaggio non può essere in qualunque maniera propagandata”.