Se anche la Rai lo in-Corona

L’Italia è un Paese sempre più str…ano, dove tra le cose che possono accadere trova posto anche il fatto che uno come Fabrizio Corona possa andare in scena (oltre che in onda) addirittura arringando la folla, attraverso le telecamere, con il piglio di un Savonarola o di un Giordano Bruno. Del resto, se una trasmissione come “AvantiPopolo” ha bisogno di Corona che metta la maschera a ossigeno sugli ascolti – come aveva premesso proprio lui in diretta a Radio Radio – come si può poi pensare che in diretta non faccia i suoi comodi? Tra l’altro, più li fa, più il pubblico resta incollato alla tv fino alla fine. Regola tanto becera quanto sacrosanta, chi si scandalizza ha ragione di farlo solo se stava guardando un altro canale, se no è ipocrita e basta. Noi che non siamo ipocriti ne stiamo scrivendo, perché la questione scommesse ha rilevanza e perché proprio Corona le ha dato la massima ribalta; poi, ovviamente, ci permettiamo di dare un giudizio di merito.

Dopo un quarto d’ora, appena la De Girolamo incassa da Corona il complimento sulla bellezza, è come se la trasmissione inizi a condurla Corona da solo, che si permette anche di anticipare i servizi della scaletta. Di far la morale ai suoi “indagati”, di dare consigli esistenziali a giovani miliardari fragili.

A un certo punto il focus su Fagioli e Zaniolo, con tanto di testimonianze a base di voci contraffatte, più “Le iene” che “Report”, prende corpo per mezzo di contributi filmati con dichiarazioni da parte di chi ha o ha avuto rapporti più o meno diretti con i calciatori attualmente coinvolti. In questo caso non entriamo nel merito perché attendiamo che a parlare siano i riscontri. Idem per quello che dice su Zalewski, citando tra l’altro altri giocatori amici del romanista, come se volesse offrire un preludio di nuovi “casi”. Di certo non possono avere ragione in due: o è falsa l’accusa, o lo è la smentita, a dirimere la questione potranno essere soltanto le prove e i riscontri oggettivi. Ci piace però notare che quando arriva la domanda circa l’allargamento eventuale dell’inchiesta Corona passa la palla alla Procura di Torino ed è come se dicesse – Se così fan tutti, o quasi, chiudiamo tutto il baraccone? – che è diplomaticamente furba e si tiene nel taschino eventuali scoop a rilascio prolungato, la cui tempistica come stiamo vedendo la gestisce Corona stesso, grazie a chi gli offre una sponda retribuita (non è il caso di Radio Radio) per farlo.
Tra l’altro la De Girolamo nel salutarlo ha detto che probabilmente tornerà, perché il profumo degli ascolti arriva più lontano di quello del sangue.

Un passaggio a nostro avviso è stato interessante dal punto di vista sociologico e da quello comunicativo, cioè quello in cui Corona ha fatto capire che di non cercare alcuna assoluzione da parte del pubblico, di non meritare né di essere interessato ad alcun riscatto morale di sorta, perché gli stanno a cuore la sua grancassa e i relativi guadagni. È quasi con candore che lo ha ammesso, se non vi sembra paradossale. Vale la pena riflettere sul fatto che un tempo la riprovazione morale sarebbe arrivata da parte di chi avrebbe preservato il pubblico da un simile messaggio; oggi la televisione paga perché un simile modo di fare “informazione” a quello stesso pubblico venga dato in pasto.

Alla fine, sono tutti contenti: Corona perché ha interpretato se stesso alimentando i suoi scoop dietro i quali c’è la metodologia che lui rivendica, De Girolamo e quindi la RAI perché la missione almeno per una serata è compiuta. Forse un po’ meno contento dovrebbe essere un giornalismo, noi compresi, costretto a inseguire e addirittura a mettere a frutto il lavoro di Corona. Ancora meno contento, se un po’ di coscienza critica è rimasta, dovrebbe essere il pubblico, sempre più obbligato a trovare sensazionale il sensazionalismo gestito dagli altri.
Insomma, riflettendo sul titolo della trasmissione, come diciamo a Roma: – AvantiPopolo – De che?

Paolo Marcacci