“Il Parlamento era di 630 deputati, votammo contro in 33“. E’ un ricordo ancora nitido nella testa del Sen. Claudio Borghi: quella votazione sul Green pass anche per lavorare fu, in uno dei momenti più drammatici della storia del paese, una ferita che ora si è cicatrizzata in parte.
“Ci vorrà perché si risani“, dice Borghi in Senato. Perché i litigi, non solo in TV ma anche tra le mura domestiche, furono così profondi che riecheggiano ancora. Specie se ti fanno votare contro la tua maggioranza, un atto lecito ma che in politica non viene sempre visto di buon occhio.
Dopotutto Claudio Borghi Ha votato 114 volte (2.83% sul totale dei voti) diversamente dal proprio gruppo parlamentare, tra cui in quel caso.
Questo perché “non amo occuparmi di tematiche di cui non sono particolarmente esperto“, dice, “ma nelle dinamiche del covid non occorreva essere un medico per capire che le cose non tornavano“. Dal lockdown proposto a panacea dei mali (salvo scoprire la sua inutilità mesi dopo) alla vaccinazione consigliata fin dalla tenera età, quando di Covid praticamente è infinitesimale la possibilità di morire.
“Quella dei bambini è diventata un po’ un’ossessione. Il binomio vaccini-bambini personalmente mi manda ai matti. Al primo provvedimento utile infatti chiederò l’abolizione della legge Lorenzin“.
Qui l’intervento del Sen. Claudio Borghi.
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