“Non è neanche storia alternativa, questa è storia ufficiale”, commenta il giornalista Thomas Fazi.
In ballo c’è sempre la questione israelo-palestinese. Ma quello che non torna a Fazi è un ipotetico appoggio da parte di Netanyahu proprio nei confronti di Hamas.
In concomitanza con gli eventi di Israele, una piaga colpisce l’Europa.
Nella serata di Belgio-Svezia, gara valevole per la qualificazione agli europei, Abdesalem Lassoued, 45enne di origine tunisina, ha ucciso due svedesi, che si dirigevano verso lo stadio. Una sparatoria al grido di “Allah Akbar” per cui il Belgio si è attivato per allerta terrorismo.
Nei video trovati sui social, l’attentatore dichiara di aver agito per vendicare i musulmani e di essere “un mujahid dell’Isis”.
L’assassino è morto poi il giorno seguente dopo uno scontro con le forze dell’ordine.
Un attentato che ha significato un generale e nuovo allarme mediatico.
“Il ritorno del terrore”, titola La Repubblica. E tra i leader europei parte l’allarme. “La nostra Europa è a soqquadro“, commenta Macron.
Che sia anche propedeutico ad una sorta di propaganda contro il mondo arabo, coinvolto nella vicenda israelo-palestinese?
Per Fazi non è corretto equiparare quanto successo nella capitale UE a quanto sta avvenendo a Gaza.
Hamas e Isis
Le conseguenze mediatiche dell’attentato a Bruxelles e delle recenti operazioni antiterroristiche a Milano e Torino, riportano l’allarme Isis in Europa. In presenza di un altra cellula terroristica, quella di Hamas, è facile tentare di accostare le due cose e le due situazioni.
Anche qui, Fazi si oppone. Il risultato di questo accostamento? Il riflesso di una generale confusione, conferma il giornalista.
“Hamas e ISIS sono stati acerrimi nemici per tantissimi anni, tant’è che l’Isis ha anche compiuto degli attacchi contro Hamas“
Ma c’è di più. In ballo ci sono le ragioni stesse del conflitto in Israele, con le sue modalità.
“La stessa Hamas è stata attivamente sostenuta da Israele nel corso degli anni.
In particolar modo Netanyahu è stato uno dei principali sostenitori“.
Il motivo di tale appoggio?
La divisione del consenso. “Nella Cisgiordania Hamas ha sempre goduto di uno scarso consenso, mentre invece a Gaza da diverso tempo riscuoteva un consenso piuttosto importante. Quindi era un modo per dividere politicamente la Palestina. Poi per far fuori la resistenza laica che c’era prima“.
Chi si lamenta dell’appoggio palestinese a Hamas dimenticherebbe alcuni dettagli: “I palestinesi non sono un popolo fondamentalista, la resistenza palestinese per buona parte della sua storia è stata una resistenza laica, socialista, in parte comunista, che nulla a che vedere con la religione. Israele intelligentemente ha capito da tempo che: meglio un nemico fondamentalista islamico, che di per sé suscita ostilità in buona parte della popolazione occidentale, rispetto a una resistenza laica, socialista come quella di Arafat che c’era prima“.
Una decisione interamente politica che poi avrebbe portato a quello che vediamo oggi, come scrive anche Haaretz, quotidiano israeliano: il responsabile/complice, dice il giornale, sarebbe nientemeno che Netanyahu stesso.