In Italia, un po’ come a Bruxelles, sappiamo tutti che c’è un partito di tipo trasversale che sostiene Forza Spread, perché gioca contro gli interessi del nostro paese. Questo successe nell’autunno del 2011, ve lo ricorderete, quando cadde il governo Berlusconi, o meglio, venne fatto cadere da un’operazione finanziaria internazionale. E poi successe ancora nell’autunno del 2018 quando sempre al mercato internazionale non piaceva il primo governo giallo-verde, Lega e 5 Stelle. Oggi forse siamo di nuovo in una situazione simile.
Ci sono certo delle difficoltà, delle diversità, ci sono delle preoccupazioni degli investitori, per esempio, circa l’aumento dei prezzi di petrolio, delle materie prime. E questo sta portando ovviamente a un aumento dei rendimenti delle obbligazioni, che sono titoli di debito.
Tuttavia, se noi confrontiamo i dati con quello che succedeva circa un anno fa, la situazione sembra leggermente migliore, dove la Banca Centrale Europea sta vendendo titoli italiani, il che potrebbe influenzare il mercato.
Tuttavia, nonostante questo, le oscillazioni nel rendimento dell’ordine di 30-40 punti non dovrebbero destare delle eccessive preoccupazioni e quindi il rendimento dei buoni del tesoro pluriannale potrebbe diventare anche molto interessante nel breve termine.
Gli investitori temono anche i saldi della prossima legge di bilancio, la loro composizione.
Ma è probabile che temano ancora di più i comportamenti veramente difficili da capire dalla Commissione europea, che riguarda il rapporto deficit/PIL, e soprattutto quindi quanto è previsto nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza.
Infatti se noi confrontiamo i numeri della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza con i primi commenti, si nota che il governo ha ridotto ulteriormente gli obiettivi del debito rispetto al PIL nei prossimi anni. A questo punto la domanda è ovvia.
Poiché situazioni del genere incentivano in modo chiaro la creazione di posizioni ribassiste sui buoni del tesoro pluriannale, ma cosa aspetta allora la Banca Centrale Europea ad intervenire senza necessariamente comprare titoli, ma almeno astenendosi dal venderli, come ha cominciato a fare da qualche settimana, non reinvestendo i proventi dei titoli in scadenza?
Ecco, questo comportamento della Banca Centrale Europea è quantomeno strano da capire per i non addetti ai lavori.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi