Il governatore uscente della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è stato criticato dal Financial Times per la gestione del debito pubblico italiano. E adesso le agenzie di rating, Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch, hanno l’onere di valutare l’affidabilità del debito italiano. Sebbene queste valutazioni siano importanti per gli investitori, tuttavia leggendo alcuni giornali italiani abbiamo l’impressione che vengano esagerate le importanze di tali valutazioni. La velocità di rientro dipende dal livello di partenza e il debito pubblico italiano è ancora alto.
Il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato che le tensioni sui titoli di Stato e il deficit eccessivo degli Stati Uniti sono le cause principali di preoccupazione, ma l’attenzione si è concentrata, come al solito, sulla cosiddetta presunta mancanza di ambizione nei piani di rientro dei bilanci italiani. L’opposizione ha criticato la manovra finanziaria, sostenendo che sarebbe troppo austera e altri che è finanziata in deficit. Il vero problema per l’Italia è che parte del debito su cui si concentra l’allarme è costituito dai prestiti dell’Unione Europea per il cosiddetto next generation, cioè la futura generazione, che stentano a tradursi in investimenti e crescita economica, come io avevo previsto. Le regole imposte dall’Unione Europea infatti e la lentezza dell’amministrazione pubblica nell’applicarle stanno rallentando tutto e il vero spread è quello dell’Unione Europea allora e non quello dell’Italia.
La Commissione Europea in questo senso ha inoltre messo dei titoli con dei rendimenti superiori a quelli tedeschi e francesi perché il mercato è poco liquido ed esistono coperture non sufficienti. La discesa allora del rapporto debito PIL proposta in precedenza, oggi che è vista in termini di analisi di doppiopesisti, cioè di persone che valutano in modo strabico l’attivo e il passivo dei bilanci. Perché? Perché si stanno sostanzialmente svegliando coloro che capiscono che le attuali proposte non sono accettabili. e io ve lo dico da anni, cioè quando noi valutiamo il debito pubblico di un paese, noi valutiamo il lato destro di un bilancio, ma bisogna vedere cosa ci sta in attivo, dobbiamo vedere gli asset di quel paese, dobbiamo capire che un paese come il nostro è un paese che ha un valore enorme e quel valore si chiama cultura, quel valore si chiama storia, quel valore si chiama arte.
Noi dobbiamo valorizzare quel valore lì e spiegare che non tutto si spiega in termini di finanza, ma esistono anche altre cose.