Per la serie ‘Road to censura’, ci risiamo? Il protagonista di questo episodio è Patrick Zaki. Lo studente egiziano già noto alla cronaca per la prigionia forzata in Egitto ha assunto, attraverso il suo account Twitter, posizioni dure nei riguardi di Israele e delle azioni punitive imposte ai palestinesi. Zaki ha definito Netanyahu un “serial killer” e ha criticato aspramente l’operato del governo israeliano. Le conseguenze? Patrick Zaki ha visto rinviati tutti gli impegni che lo avrebbero occupato nei prossimi giorni. Prima Fabio Fazio, che lo aveva convocato per la prima apparizione di ‘Che tempo che fa’ sugli schermi di Discovery Plus. Poi i dubbi del Salone del Libro di Torino riguardo la presentazione del suo libro. Le posizioni sono dure, questo è certo, ma ci chiediamo se mettere in discussione la presenza di Patrick Zaki negli eventi sopra citati non sia una forma di censura di cui si poteva fare tranquillamente a meno.
“Forse sarebbe meglio se mettessimo da parte questa storia del tifo e ci limitassimo a discutere e a far sentire tutte le posizioni. Io ho invitato anche i partiti di centrodestra ad assumere un altro atteggiamento nei confronti di Moni Ovadia, il quale, come Zaki, ha il diritto di esprimere le proprie idee senza incorrere in censure di vario genere“, commenta Francesco Borgonovo, “oggi ho letto l’intervista di Zaki e mi ha fatto girare le balle notevolmente. Dice delle banalità che proprio non capisco. Detto questo, per quanto mi stia sullo stomaco, cancellargli la presentazione di un libro o rinviare la sua ospitata in tv è stupido, è ignorante, non va bene“.
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