Oggi vorrei discutere criticamente con voi la tesi recentemente espressa dallo psicologo Crepet a proposito delle nuove generazioni. Crepet, che è divenuto una sorta di guru televisivo, punto di riferimento psicologico per il dibattito contemporaneo, ha espresso una tesi in realtà molto banale, confezionata ad hoc per avere successo televisivo, che però coglie un punto essenziale della questione e mi pare degna di essere discussa.
In sostanza lo psicologo torinese Crepet ha detto che i genitori sbagliano oggi a giustificare sempre i ragazzi e che in sostanza larga parte dei drammi delle nuove generazioni scaturiscono anche da questo, cioè dal fatto che anziché Esservi la tradizionale figura del padre che incarna la legge, i genitori diventano loro stessi dei bambini non cresciuti che appoggiano tutto ciò che fanno i loro ragazzi e che anzi sono sempre in prima linea nel giustificare i loro ragazzi in tutto ciò che fanno quando ciò comporti anche la diatriba con i docenti che a scuola magari osano ancora criticare i giovani studenti per cose che debbono essere criticate.
Ebbene, i genitori molto spesso anziché solidarizzare con i docenti e sostenere le loro prese di posizione critiche rispetto agli studenti, solidarizzano viceversa con gli studenti stessi, cioè con i propri figli. E questo è un punto non trascurabile della questione. Possiamo dire, sviluppando e approfondendo la tesi che Crepet ha, svolta un poco superficialmente in verità, possiamo dire che in effetti larga parte dei problemi delle nuove generazioni derivano dal fatto che viviamo nel tempo della società senza padre. la società della evaporazione del padre, come la chiamava Lacan. In effetti, dal ’68 a oggi siamo entrati in un tempo di padre assente, dove domina sotto il cielo la deregolamentazione integrale, non solo la deregulation economica, che pure è egemonica. ma anche la deregulation antropologica, morale, etica, in una sorta di programma della civiltà che oggi trasforma l’abbattimento di ogni limite, di ogni tabù, di ogni legge e di ogni vincolo in punto fondamentale della libertà.
Non stupisce che le nuove generazioni, nate in assenza della figura del padre, vivano in una sorta di deregulation permanente che fa sì che esse pensino che la libertà consista semplicemente nella trasgressione permanente di ogni valore. A ciò si aggiunga il fatto che i genitori stessi, non incarnando più la figura del nomos della legge, diventano semplicemente dei complici dei loro figli. A questo riguardo si va a ricordare, sempre citando Lacan, che il padre è l’emblema della legge. Il padre è quello che pone in essere dei no che aiutano a crescere, come diceva il titolo di un fortunato libro di qualche anno fa. Sono infatti i no che ci aiutano a svilupparci, a crescere, a maturare, da che fanno valere in forma imperativa la legge. La società senza padre è la società senza legge, è la società in cui tutti divengono, anche i genitori, eterni bambini che godono soltanto e che desiderano illimitatamente. E in effetti a caratterizzare la nostra società è proprio il godimento deregolamentato, l’assenza di limiti, un’idea puberale di libertà come trasgressione di tutte le norme. Ora questa idea puberale e banale di libertà come capriccio si è impadronita non solo della coscienza delle nuove generazioni ma, quel che è più grave, anche dei genitori che anziché svolgere il ruolo di genitori divengono molto spesso semplicemente complici dei loro figli.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro