Le affermazioni che ho ascoltato recentemente da giornalisti e opinionisti sui bombardamenti di Israele a Gaza mi suscitano forte disgusto. Non trovo altra parola per descrivere le dichiarazioni di persone come Marco Taradash di Più Europa, il quale ha insinuato che l’alto numero di vittime palestinesi sia dovuto a una presunta inclinazione al martirio, affermando che i palestinesi rimangono sotto le bombe invece di cercare luoghi più sicuri. Taradash ha suggerito che i tunnel sotterranei, presi di mira da Israele, sarebbero luoghi più sicuri.
Inoltre, la vicepresidente della comunità ebraica in Italia ha negato l’esistenza di un massacro civile, sostenendo che Israele avverta preventivamente i civili prima dei bombardamenti, anche telefonicamente. Questo solleva domande sulla rappresentazione accurata della situazione. Le dichiarazioni del vertice della comunità ebraica di Milano, dichiarando antisemiti coloro che sostengono i palestinesi, ignorano anche il fatto che i palestinesi stessi sono semiti.
Le dichiarazioni di Cappellini affermando che Israele non commette crimini, nonostante le affermazioni contrarie dell’ONU, sollevano ulteriori interrogativi. Cappellini sembra ignorare o negare la realtà, forse influenzato dagli interessi del suo editore, appartenente al gruppo Exor, con forti legami con Israele.
Infine, la definizione di guerra è messa in discussione, considerando la disparità di forze e le vittime civili. Questa non sembra essere una guerra tra due eserciti, ma piuttosto un’aggressione militare contro il popolo palestinese, evidenziata dalle distruzioni e dalle perdite umane.
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