Dopo la morte di Indi Gregory è successa una cosa che mi è colpito tantissimo. Quando la bimba era ancora viva successe questo: il 9 di novembre, il console italiano a Manchester scrisse alle autorità inglesi, al giudice Peel che aveva deciso della sorte di Indi, e gli disse: “Io svolgo anche funzioni di magistrato, quindi avoco a me la tutela di Indi”. Insomma chiese di poter essere lui ad assumere la responsabilità su Indi, gestirla lui, e chiese di dialogare con il giudice per trovare una soluzione, una via di uscita per portarle in Italia.
Ebbene questa lettera è partita il 9 novembre, il giudice ha risposto ieri, dopo che Indi era già morta e ha risposto con una lettera indegna secondo me, in cui dice: caro console, come sa la bimba è morta, credo che a questo punto non vorrà più dare seguito alla sua richiesta di parlare con me sul suo caso. C’è proprio uno sputo in faccia, secondo me, alle autorità italiane: è proprio una cosa agghiacciante. Ci tenevo a ricordarlo perché è veramente un caso che, come sapete, mi ha toccato molto.
La cosa veramente atroce è che un giudice risponda, faccia finta di non leggere una lettera che gli è arrivata dalle autorità italiane, faccia finta di rispondere con gentilezza quando la piccolina è già morta: è un insulto sulla pelle di una bambina defunta che io non riesco a tollerare.