Fortemente sponsorizzata da un mondo consumistico, con vampiri, scheletri, demoni e maschere che vanno molto al di là del dolcetto o scherzetto, la festa di Halloween è ormai consuetudine anche in Italia.
Si è inserita in quella che era l’antica festa di Ognissanti e dei morti, quella nella quale fino a poco tempo fa si celebravano tre messe ogni giorno. Il giorno in cui le famiglie si recavano al cimitero, in un “incontro” coi defunti che significa salvezza; ma anche la notte – quella del 31 – nella quale le famiglie contadine consumavano a tavola i cibi tipici (caldarroste sbucciate, cachi, mele, pere) accompagnati da un bicchiere di vino, nella speranza che quel pasto idealmente venisse consumato da coloro che in passato avevano abitato quella casa.
In pochi decenni quasi tutto, della festa di Ognissanti, è finito nel dimenticatoio, fino a renderlo un banale giorno di festa e di gite fuori porta.
Un esempio di come le tradizioni, se non sapientemente conservate, possono svanire da un momento all’altro. Finché non ci si ritrova a conservare le ceneri, anziché mantenere viva la fiamma.
La “festa d’inverno” è solo l’ultimo artificio che maschera a inclusività un chiaro attacco al Natale. Ma non è solo una questione di forma e nomignoli, “ma un tragico allineamento di valori che abdicano non solo la tradizione, ma anche la verità“, secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi. “Non si tratta di un problema di par condicio di ciò che è tradizionale e ciò che viene da fuori“, perché la forma si tramuta in fondamento in men che non si dica, pronta a decaffeinare la tradizione fino a tramutarla in altra sostanza.
L’analisi a ‘Un Giorno Speciale’.
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