Indi Gregory, la piccola bambina inglese che ha perso la vita in Inghilterra in seguito al degenerare di una malattia incurabile, ha fatto tornare il mondo su un tema tanto importante quanto doloroso. La corte inglese ha infatti deciso di far staccare le macchina che tenevano in vita la piccola, mentre l’Italia aveva concesso, su richiesta dei genitori, la cittadinanza italiana alla bambina, per portarla trasferire all’ospedale Bambin Gesù.
“Qui si toccano i bambini, è una questione che noi davamo già per chiusa, che i bambini non si potessero toccare e che bisognava portarli alla vita fino veramente all’ultimo respiro possibile, per cercare di curarli. Fa parte della nostra cultura”. Il punto di vista di Fabio Duranti che stimola la riflessione di Martina Pastorelli, molto dura anche contro colleghi che fanno, a suo dire, collegamenti poco opportuni: “Ci stanno abituando a dei livelli di disumanità veramente Senza precedenti, ma non soltanto con questa storia. Vorrei anche far notare che c’è un conflitto in corso in Medio Oriente dove ai bambini succedono le cose più atroci. La cosa più pericolosa che può succedere è che noi ci abituiamo a questo. Dirò anche un’altra cosa. Ho visto mettere bambini gli uni contro gli altri. E questo lo devo dire.
C’è una collega che ha mandato un tweet qualche giorno fa in cui si vedeva la fotografia dei bambini piccoli, neonati, nell’incubatrice, che poi sono stati tolti a Gaza, e lei ha scritto, invece di pregare per Indy, voi pro-life pregate per questi bambini di Gaza che non hanno una incubatrice. Ecco, queste cose qui sono diaboliche. Diaboliche nel senso che spaccano l’umanità. Un bambino è un bambino. Bisogna pregare per Indy, bisogna pregare per quelle povere creature che stanno sotto le bombe. E bisogna battersi e bisogna agire perché questa barbarie venga fermata da tutti i punti di vista. Perché se noi la vita non la difendiamo sempre, finisce che non la difenderemo mai”.