Come ogni anno va di moda celebrare il crollo del Muro di Berlino, salutando come esperienza liberatoria quella svolta. A destra come a sinistra l’ordine del discorso liberale si è fatto egemonico. In pochi vi è la consapevolezza che quel crollo è stata una sciagura.
Nei più manca la consapevolezza della realtà ormai esclusiva del produrre e pensare che magnificandosi come libertà coesiste tutt’ora con la miseria e lo sfruttamento dei più. è tutto fuorché un mistero che anche caduto il Muro e il peana della fine della storia, il Pianeta sia ben lungi dall’essere consegnato alla libertà e all’emancipazione.
Le contraddizioni prosperano come non mai e crescono le divisioni. Il crollo del Muro di Berlino non ha segnato la fine dell’oppressione ma ha semmai determinato un passo avanti decisivo per l’affermarsi di un solo tipo di ingiustizia: quella della forma merce, dallo sfruttamento del lavoro alla reificazione.
Del resto, a voler essere rigorosi, la fine dell’esperienza della Germania dell’Est coincise con un’annessione, assai più che una unificazione. Per la prima volta nella Storia moderna, una Stato ne rilevava un altro, lo fagocitava. è molto facile dimostrare come gli abitanti della Germania dell’Est fossero controllati e spiati.
Con la fine della Germania Est, i documenti sono stati acquisiti dal governo della Germania Ovest, facendo sapere le pratiche di spionaggio in uso nello spazio orientale del comunismo reale. Sarebbe però interessante sapere se anche gli abitanti della Germania Ovest fossero spiati dai loro governi o dalla CIA. Cosa che non possiamo sapere dato che non c’è stata un’annessione a parti inverse.
Sappiamo con certezza che nell’ordine libero post 1989 sono senza tregua controllati e soggetti ai riconoscimenti facciali che grazie al potenziamento dell’apparato tecnico fanno apparire dilettantesche le pratiche della Germania Est.
Quelle delle Germania Est sono condannate come pratiche dispotiche dall’Ordine del discorso neo-capitalistico che invece celebra come spazi di libertà le proprie più invasive pratiche di controllo. Già negli anni 90′ prendeva a serpeggiare il sospetto che peggio del mondo tagliato dal muro ci potesse essere quello che è venuto dopo: il nostro mondo.
La pellicola Goodbye Lenin restituisce la raffigurazione di questo senso di smarrimento generalizzato e il sospetto che nonostante la morte del socialismo realizzato le contraddizioni non abbiano affatto cessato di proliferare.
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