Lo sfogo di Raffaella Regoli su Indi Gregory ▷ “A lei la stessa sorte di altri eutanizzati di Stato”

La vicenda Indi Gregory ha scosso tutti. La storia di una bambina e della sua vita appesa a un filo ha lasciato un senso profondo di angoscia in tutti coloro che alla vita danno ancora il valore che merita. In breve, Indi Gregory è morta per una grave malattia mitocondriale e per la scelta dell’Alta Corte Inglese di interrompere il calvario della piccola, interrompendone il sostegno vitale. A nulla sono serviti gli appelli e i ricorsi dei genitori di Indi, i quali hanno provato in tutti i modi a sovvertire la sentenza che all’1:45 di questa notte ha decretato la fine di una piccola vita durata 8 mesi. L’Alta Corte inglese ha accolto la richiesta dei sanitari di interrompere il sostegno vitale della piccola Indi appellandosi al principio del migliore interesse del paziente che non può decidere per se. Vano il tentativo del governo italiano di conferire alla neonata la cittadinanza italiana per poi poter trasferirla in cura al Bambino Gesù di Roma.

Lungi dal voler prendere posizione in tutti i dibattiti etici e politici che si sono susseguiti sul web dopo la terribile notizia arrivata nella notte, Raffaella Regoli apre a una riflessione ben più ampia: “Ai genitori di Indi non è stato permesso di portare la piccola a casa, cioè di darle una morte dignitosa così come non è stata concessa neppure al tempo del Covid a tutte le persone che sono state eutanizzate negli ospedali. Il caso di questa bambina è importante perché ci fa capire che uno stato non può essere un padre padrone, uno stato non può avere il diritto di vita e di morte sull’individuo, non può neppure decidere quale sia la mia cura. I genitori di Indi avevano tutto il diritto di tenerla in vita“.

Ora lasciatemi però dire un’altra parolina per altri bambini“, continua Regoli, “bambini che hanno la pelle scura, non hanno gli occhi azzurri e sono in terra di Palestina. Anche questi bambini hanno diritto di vivere e diritto di vivere nonostante Israele sia a caccia di terroristi.
Mi piacerebbe che questi movimenti alla vita internazionali che si sono mobilitati per Indi spendessero qualche parolina anche per i bambini che sono stati abbandonati e sono vittime di un conflitto in cui non c’entrano nulla
“.