In Europa due questioni di lunga data continuano a creare incertezza. La riforma del trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità che prevede la ratifica del cosiddetto MES e i negoziati sul futuro del patto di stabilità rimangono del tutto irrisolti. Entrambi gli argomenti sono fondamentali in un contesto internazionale incerto che potrebbe avere delle ripercussioni economiche. Il presidente dell’Eurogruppo ha sottolineato l’importanza del trattato del MES, a suo parere, per l’unione bancaria, ma l’Italia è l’unico paese della zona euro che non ha ancora ratificato la riforma, causando delle tensioni con Bruxelles. La Lega teme che il trattato possa minare la sovranità nazionale, mentre il governo Meloni evita di chiedere la ratifica per evitare delle profonde divisioni nella sua maggioranza.
Sul fronte del patto di stabilità, la presidente della BCE, Christine Lagarde, persiste per un accordo tra i Paesi membri entro la fine dell’anno. Quando scadrà la sospensione delle regole di bilancio dovuta alla pandemia del cosiddetto Covid-19. Tuttavia, le posizioni tra i paesi europei rimangono molto distanti, con alcune fazioni che vogliono stringere i conti pubblici e altri che vogliono invece favorire gli investimenti.
La pressione per la ratifica del MES non proviene dalla Germania, ma sembra essere alimentata da coloro che sono critici nei confronti dell’Italia, in particolare dell’unico governo che è stato eletto da una maggioranza parlamentare dal 2008. Notizie che troviamo recentemente dal Sole 24 Ore e che ci fanno comprendere come la situazione sia ormai una situazione di tensione tra i paesi europei, perché i nodi stanno venendo al pettine. Finalmente si capisce che l’espansione della spesa pubblica è quella che fa calare il rapporto debito-PIL, al contrario di quello che ci hanno raccontato negli ultimi trent’anni e che andare a sottoscrivere il MES, come io sottolineo ormai da anni, significherebbe imbrigliare completamente la nostra politica e togliere il ruolo politico di dettare le scelte economiche a tutela delle famiglie e delle imprese.
Una questione difficile perché esistono delle pressioni degli strumenti di ricatto come per esempio la Banca Centrale Europea che ho citato e le pressioni che possono essere fatte ancora una volta sullo spread e ci ricordiamo tutti che 12 anni fa queste pressioni portarono a fare cadere un governo anch’esso democraticamente eletto proprio perché non si allineava alle pressioni europee. Speriamo che non debba succedere.
L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi