La tragedia di Mestre, in cui un autobus è precipitato da un cavalcavia causando la morte di 21 persone, ancora non trova motivazioni o colpevoli. Dal giorno del tragico incidente sono state sollevate diverse ipotesi sulle cause che hanno portato il bus a precipitare dalla scarpata in un tratto senza adeguate protezioni. Molti giornali ci hanno tenuto particolarmente a smentire subito, in prima battuta, la possibilità di un malore dell’autista in maniera immediata era stata invece l’ipotesi di un malore. Ancora oggi il Corriere e Repubblica propongono notizie per smentire quanto già smentito. Eppure, nota Fabio Duranti, “Le notizie del giorno, riportata dal Gazzettino, dal Resto del Carlino e da Tgcom24 parlano di visite sospette dell’autista al pronto soccorso, di ulteriori accertamenti da fare”.
“Noi viviamo in quella che può essere definita legittimamente l’era della post verità. Cosa vuole dire post verità? Vuole dire che la falsificabilità sistematica di qualsiasi fatto è resa possibile dalla tecnologia, ma soprattutto che c’è l’inquinamento di chi dovrebbe essere attore sociale della verità per definizione: i liberi giornalisti. Loro sono sottoposti a un sistema di controllo“. Questa la descrizione del modo di agire di certa informazione oggi secondo Alessandro Meluzzi che si chiede:
“È possibile che due testate, come Il Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, non sottostiano all’unica centrale di controllo che ha avuto nella vaccinazione di massa forse l’unico patologico e criminale successo di tutte le narrazioni che non state programmate da tempo? La narrazione della crisi ambientale con l’anno e col secolo più caldo dell’epoca, La crisi ambientale con i cicloni diventati la conseguenza di situazioni determinate dal riscaldamento globale della nitide carbonica. Il fallimento della guerra in Ucraina e del crollo della Russia. La non morte di tumore e di morbo di Parkinson di Putin. il non risultato della rana di Bill Gates e del cibo fatto da scarafaggi e da carne artificiale”.