E adesso l’Unione Europea si è posta nelle condizioni di poter sanzionare l’Italia per via del suo tenace rifiuto ad assumere la carne sintetica come proprio alimento di riferimento. Proprio così, l’Unione Europea sta introducendo un poco alla volta la carne sintetica, giudicata più in sintonia con le sensibilità green e con le tendenze animaliste in auge.
Una volta di più, l’Unione Europea si rivela sideralmente distante dalle identità e dalle tradizioni dei popoli, che contribuisce a colpire non solo sul piano delle condizioni lavorative, che vanno peggiorando in nome della cosiddetta razionalità dei mercati, ma anche nella sfera delle tradizioni alimentari. Mangiare carne in effetti rientra tra le più solide tradizioni della cultura europea e già da tempo l’Unione Europea, antitesi della tradizione europea, ha avviato una vera e propria crociata contro le carni rosse piemontesi e toscane, francesi e spagnole, proponendo la loro sostituzione con la carne sintetica creata in vitro nei laboratori della tecnoscienza. L’Italia per ora resiste, ma non è dato sapere per quanto tempo ancora, date le costanti e martellanti pressioni dell’Unione Europea.
Rimuovere la carne rossa non significa soltanto abolire un elemento identitario radicato nella storia della civiltà europea. Vuol dire anche, con movimento simmetrico, eliminare l’elemento maschile per eccellenza della società, come sottolineato tra gli altri da Levi-Strauss nel suo prezioso studio “Il crudo e il cotto”. La nostra, lo sappiamo, appare sempre più come una società svirilizzata ed eunucoidale, che alla resistenza ha sostituito la resilienza, all’eroe ha sostituito la vittima.
La carne, da sempre, è simbolo della virilità. Pensate anche solo al fatto che nei poemi omerici il valore degli eroi viene premiato con la carne. Quanto più eroico è un combattente, quanta più carne gli verrà poi riconosciuta in premio.
Celebre un passaggio dell’Iliade in cui Aiace, che quasi ha sconfitto definitivamente Ettore, viene ricompensato con pezzi molto grandi di carne. E lo stesso Achille, quando accoglie nella sua tenda Odisseo, gli fa servire dall’amato Patroclo il pezzo più pregiato di carne. Insomma, nella nostra tradizione occidentale non v’è dubbio la carne è connessa a una tradizione precisa e anche al valore virile del combattente, all’elemento maschio per eccellenza.
Ancora oggi, non per caso, il barbecue in giardino è attività maschile par excellence. Anche per questi motivi, voglio sottolinearlo, il tecnocapitalismo apolide e sradicante, deterritorializzato e post-tradizionale aspira a rimuovere la carne dalle tavole dei suoi sudditi, per sostituirla appunto con prodotti in vitro, con il meglio che la globalizzazione neoliberale possa fornire sulla tavola. Quindi per un verso battaglie per introdurre larve, vermi e insetti sulle nostre tavole e per un altro verso battaglie per rimuovere la carne sostituendola con il succedaneo in vitro della carne sintetica.
Curiosamente poi, l’Unione Europea non prende mai posizione contro i fast food multinazionali, contro le paninerie globaliste che mirano a instaurare una dittatura del sapore coerente con la dittatura del sapere. Proprio così, il pensiero unico politicamente corretto si dispone sempre più platealmente a tavola come piatto unico gastronomicamente corretto.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro