“Il contagio dell’Europa è già cominciato“.
Federico Rampini esordisce così al Festival delle Corrispondenze. Con un discorso che inchioda Occidente e USA.
Un discorso da incorniciare, a prescindere da quello che si possa pensare del messaggero.
“Parla lui!”, si potrebbe pensare. Ma guai a cadere nella trappola della fallacia argomentativa del “Tu, quoque!“: non è infatti sviando su una ipotetica ipocrisia del personaggio che si contrasta la tesi dello stesso. D’obbligo è dunque prendere il contenuto ed estraniarlo da qualsiasi opinione personale.
Il giornalista ed editoralista del Corriere della Sera a New York si imbatte contro quello che lui definisce il “suicidio dell’Occidente“, e procede dunque a smascherarne le cause. Tra queste ci sono gli Stati Uniti. Ed è contro l’ideologia mainstream che si scaglia Rampini.
Quell’ideologia che secondo lo stesso nasce dagli USA, la “culla di un esperimento estremo. E voi europei – sottolinea il naturalizzato statunitense – io credo, stentate ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti“.
Ideologia woke, politicamente corretto, climate change e conseguente flagellazione narrativa contro l’essere umano: tutto ciò che causa il declino dell’Europa sta qui.
L’ambientalismo “estremo”? “Una religione neopagana del nostro tempo che demonizza il progresso economico e tecnologico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l’apocalisse imminente, la fine del mondo dietro l’angolo“. O ancora, i social, colpevoli di aver schiavizzato i giovani. Poi l’establishment radical chic. Rampini ne ha decisamente per tutti, svelando al pubblico le fastidiose magagne che troppo spesso non vengono denunciate, ma nascoste.
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