Patricio Gabarrón, in arte Patric, sta disputando un’altra ottima annata da centrale della Lazio. La squadra di Sarri è in crescita: si trova a 4 punti dalla zona Champions, seconda nel girone della massima competizione Europea, ma soprattutto ha ritrovato un’ottima solidità difensiva nelle ultime uscite. Il direttore Ilario Di Giovambattista ha raggiunto il centrale difensivo della Lazio e, in una lunga intervista, il calciatore spagnolo ha raccontato molto dello spogliatoio biancoceleste, del gioco di Sarri, ma anche di un brutto periodo personale passato durante la pandemia.
Che differenze ci sono tra Inzaghi e Sarri? Veramente è così difficile entrare nei meccanismi di gioco dell’allenatore toscano?
Io venivo da un tipo di gioco simile a quello che facevamo al Barcellona. Mi sono trovato subito bene. Inzaghi gioca 3-5-2- di base, un calcio più a uomo. Il 4-3-3 di Sarri è più tattico e più organizzato. Un gioco che ha creato lui, penso che ha molto più merito un allenatore quando crea il suo gioco. Siamo a 4 punti dalla zona Champions, siamo al momento secondi nel girone della maggiore Coppa Europea, penso che siamo in crescita. La Lazio c’è per la lotta Champions.
Una piccola descrizione per ognuno dei nuovi arrivati?
Catellanos ha molta fame, sempre predisposto per il gioco di squadra, ci può aiutare tanto. Lui ha tanta energia e anche a livello difensivo ci dà tanto. Guendouzi ci da tanta energia e tanto carattere in mezzo al campo. Abbiamo bisogno di giocatori con personalità che vogliono la palla. Kamada è uno più tranquillo, penso anche per motivi culturali, è un giocatore più freddo con tantissimo talento, ci aiuterà in futuro.
Rovella è un vertice basso di quelli che piacciono a me, è sempre posizionato bene, sa quando girarsi. Giocatore fortissimo che se cresce può stare per tanti anni anche in nazionale. Isaksen? Ci sono giocatori che si adattano più velocemente ma il suo contributo per la Lazio sarà grandissimo. Ha un buonissimo 1 vs 1 e calcia bene in porta. Ora sta dietro a un calciatore fondamentale per il mister come Felipe Anderson, ma avrà il suo spazio.
Com’è Lukaku visto da vicino? Praticamente non gli hai fatto toccare un pallone…
Penso che su Lukaku siamo stati bravi sia io che Romagnoli, a parte i primi 15 minuti abbiamo fatto un’ottima gara a livello difensivo. Il derby rappresenta molto per il nostro popolo. Un peccato che non lo abbiamo portato a casa perché abbiamo avuto tantissime chance di vincere.
Luis Alberto è il leader della Lazio?
Il leader della Lazio è Luis Alberto dal Natale dello scorso anno. Si è messo la squadra sulle spalle, è un giocatore che non sente la pressione e non soffre i momenti negativi. Un grandissimo giocatore trattato come merita.
So che hai passato un brutto momento durante la pandemia a livello personale…
Sono un ragazzo molto emotivo e ipocondiraco, ero nel momento migliore della mia carriera, eravamo secondi in classifica. Tutta la gente parlava bene di me, lo stadio era sempre pieno e poi con la pandemia mi sono ritrovato solo in una casa per mesi. Non mi pento di quello che è successo, ho solo imparato. Alla ripresa del campionato ho giocato anche quando non mi sentivo di giocare, ma ho giocato lo stesso perché altrimenti mi sembrava di lasciare la Lazio sola. Sono passato da 100 a 0 senza dire niente a Inzaghi, non sapevo nemmeno con chi parlare.