Djokovic ha interpretato se stesso alla perfezione, il che non è una novità e non è nulla di meno rispetto a quanto ci si aspettava. Però l’evoluzione della prestazione di Sinner, dal primo al secondo set, ha mostrato che il grande serbo, sul fondo sintetico di Torino, è sceso con l’intenzione di distruggere la partita, senza però riuscire a distruggere l’avversario. Lo ha alla fine battuto, anche nettamente, però Jannik Sinner esce sconfitto rispetto alla massima ambizione di quello che fino a stasera era stato il momento più alto del suo presente. Da domani in poi, tutto tornerà a scorrere verso quel futuro del quale uno come lui, con le sue doti eccelse e la sua forza psicologica, sarà padrone, oltre che protagonista. Panta rei, dunque.
Un fuoriclasse come Djokovic, ancora in questa fase della sua fantasmagorica carriera, due confronti di fila con lo stesso avversario era quasi impossibile che li perdesse. È tornato a esibire il suo tennis dominante, chirurgico e profilato in alto quando sale la tensione del match. Quindi, un conto è arrivare alla finale degli ATP, un altro arrivarci contro di lui.
È già un alloro, un percorso come questo, per l’algido Jannik, con il surplus di avere battuto Diokovic una prima volta e avergli complicato la vita lungo il cammino. Il futuro lo ha già ipotecato e nessuno, anche in una serata come questa, può averlo compreso meglio di Djokovic.
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