“L’Italia è un Paese che ignora il proprio ieri di cui non sa assolutamente nulla, e quindi non può avere un domani. Ricordo una definizione dell’Italia che mi dette Ugo Ojetti, il quale mi disse di non avere capito che l’Italia è un paese di contemporanei, senza antenati ne posteri, perché è un Paese che non ha memoria. Aveva assolutamente ragione, questo è un Paese che ha una storia straordinaria, ma non la usa, non la sa. Se mi si chiede cosa sarà il futuro per italiani, magari sarà brillantissimo, ma non per l’Italia. Gli italiani sono i migliori qualificati ad entrare un calderone multinazionale. Noi in Europa saremo senza dubbio i migliori sarti, i miglior calzolai, cuochi, nei mestieri servili noi siamo imbattibili. L’individualità italiana si può affermare in tutti i campi scientifici: gli scienziati italiani, i medici, i chimici, i fisici, quando avranno a disposizione gabinetti europei brilleranno, ma l’Italia non ci sarà, non c’è. Perché gli italiani sono molto elastici“.
Queste parole venivano pronunciate da Indro Montanelli in un’intervista rilasciata 25 anni fa, dove tracciava i lineamenti del carattere italico del suo presente, ma anche del futuro prossimo. Definizioni che si sono rivelate nel tempo profetiche, tanto vere da risultare contemporanee, per Fabio Duranti: “Quello che ci ha detto Montanelli è importantissimo, rappresenta quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni. A maggior ragione perché lui viveva in un mondo molto più libero di adesso, dove non ci si sognava lontanamente di censurare la stampa, non ci si sognava di poter imporre un farmaco alle persone per accedere al mondo del lavoro, ma non era proprio ipotizzabile. Perché la costituzione lo vieta. Già allora nonostante questo Montanelli aveva capito il problema degli italiani, la mancanza di intersse per la storia, per la sovranità che stavamo già perdendo“.